Iolanda Apostolico è nata nel 1964 a Cassino, in provincia di Frosinone e attualmente è il giudice del tribunale di Catania. Laureatasi in Giurisprudenza, poi, si è trasferita in Sicilia dove ha incontrato l’uomo che oggi è suo marito, Massimo Migrini, funzionario giudiziario del Palazzo di Giustizia di Catania. I due hanno avuto tre figli di cui, giustamente, non si sa molto. La coppia, infatti, è sempre stata molto riservata riguardo il loro privato. Ed oggi lo sono ancora di più visto il caso di natura politica che ha portato la giudice Apostolico al centro dell’attenzione politica, tanto che di recente ha chiuso il suo profilo Facebook. Hanno fatto discutere anche una serie di video condivisi dalla Lega in cui il giudice partecipa ad alcune manifestazioni a favore dei migranti, uno dei quali risalente al 2018.
La carriera di Apostolico l’ha vista impegnata per molti anni al tribunale penale per poi passare nella sezione immigrazione di quello civile. Ed è proprio qui, nello specifico nell’Ufficio Protezione Internazionale del tribunale civile di Catania, che ultimamente ha fatto parlare di sé disapplicando il decreto del Governo Meloni sull’immigrazione., che prevede il trattenimento dei richiedenti asilo nei Cpr.
Il caso specifico, comunque, ha riguardato il ricorso di un migrante di origine tunisina sbarcato a Lampedusa il 20 settembre 2023 e portato nel nuovo centro di Pozzallo aperto solo da pochi giorni. Un ricorso che la magistrata ha accolto facendo riferimento agli art.3 e 10 della Costituzione.
Oltre a questo la Apostolico ha disapplicato anche la garanzia finanziaria da 4.938 euro ai richiedenti asilo per evitare la detenzione nei Centri di Permanenza e di Rimpatrio. Le sue decisioni sono state interpretate da alcuni come un atteggiamento di sfida al Governo. In realtà non nascono da alcun tipo di appartenenza politica ma da opinioni ben precise sul tema dell’immigrazione.
“La mia non è affatto una decisione politica, io ho preso le mie determinazioni solo sulla base del diritto”
Basta, infatti, scorrere il suo profilo Facebook e quello del marito per comprendere come entrambi siano sempre stati convinti della possibilità di una gestione completamente diversa dell’immigrazione.