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Home » Spettacolo » Perché Alessandro Gassmann ha il cognome con due n, diverso dal padre Vittorio

Perché Alessandro Gassmann ha il cognome con due n, diverso dal padre Vittorio

Scopriamo perché Alessandro Gassmann porta un cognome diverso da quello del padre Vittorio, che si chiamava Gassman: a cosa è dovuta la doppia n?
Simone FrigerioDi Simone Frigerio23 Ottobre 2023
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alessandro gassmann
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Alessandro Gassmann ha, all’anagrafe, un cognome diverso da quello del padre Vittorio, che si chiamava Gassman. A spiegare il motivo di questa scelta, lo stesso attore romano, in un’intervista del 2011: il figlio d’arte infatti, non ha fatto altro che ripristinare l’antico cognome ebraico di famiglia, originariamente modificato, togliendo una N, dalla madre di Vittorio, in epoca fascista, per evitare controversie legate alle leggi razziali

“Ho ripristinato il vecchio cognome di famiglia. Mi sono aggiunto una enne alla fine: ora sul passaporto sono Alessandro Gassmann. Non per recidere il legame con mio padre, che è sempre stato fortissimo. Ma per recuperare la storia familiare. Noi siamo ebrei. Io a metà, mio padre per intero”

Nel 1934, la nonna di Alessandro, Luisa Ambron, rimasta vedova, subodorando il pericoloso clima politico italiano, decise di cambiare il suo cognome in Ambrosi, modificando contestualmente anche quello del figlio Vittorio, che da quel momento in avanti si sarebbe chiamato Gassman; l’eliminazione di una lettera servì per celare il più possibile l’origine ebrea della famiglia.

Nel 2020 Gassmann, in occasione della presentazione del film Non odiare, in cui interpreta un medico che si rifiuta di salvare un ex nazista dopo un incidente stradale, sarebbe tornato sull’argomento, sottolineando le difficoltà che la sua famiglia aveva dovuto superare negli anni del regime: “Io non mai affrontato la mia storia; come peraltro mio padre. Sua madre era ebrea, dovette italianizzare in Ambrosi il suo cognome, Ambron. E dopo la morte di mio nonno si trovò in difficoltà economica con due figli a carico. Se la cavarono perché mio padre giocava bene a pallacanestro, era nazionale.
Ma lui non ha mai smesso di avere paura. L’unica volta che ha messo la kippah fu al matrimonio di mia sorella Vittoria, figlia di Shelley Winters, ebrea e credente. Per lui fu un gesto molto importante. La Shoah non va dimenticata. Io l’ho scoperta anche grazie ai racconti di mia nonna, viveva a Pisa nel ghetto, due nostre parenti della famiglia Ambron furono deportate e uccise nei campi di concentramento
“

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