Riccardo Pondi è l’uomo che ha ucciso Elisa Bravi a Ravenna nel 2019. Il 42enne ravennate è stato condannato a ventiquattro anni di carcere per il femminicidio della moglie, Elisa Bravi, perpetrato nella notte del 18-19 dicembre 2019 nella loro casa a Glorie di Bagnacavallo, sotto gli occhi delle loro figlie di 3 e 6 anni. All’epoca, Pondi aveva lasciato il suo lavoro in una società di scuola guida per intraprendere un corso per diventare pompiere, con una breve parentesi lavorativa al Consar, dove lavorava anche la moglie e Pondi inizia a sospettare un tradimento da parte di Elisa.
Al momento della sua tragica morte, Elisa aveva 31 anni, mentre al momento di decidere di andare a vivere con Riccardo Pondi, ne aveva solo 19. La PM descrive Elisa come bella, solare e espansiva, in netto contrasto con il compagno, chiuso, timido e poco estroverso.
Con l’arrivo delle due bambine, Elisa, che aveva un lavoro part-time, decide di abbandonarlo per dedicarsi a tempo pieno alla maternità. Il 2017 porta con sé una serie di cambiamenti: Elisa riprende a lavorare nel bar di un’amica, sentendo il bisogno di trascorrere del tempo fuori casa per dare ancora più energia alla famiglia. È durante questo periodo che Elisa conosce il presidente del Consar al bar, il quale le propone di lavorare presso la società che presiede.
Nel settembre del 2019, le prime crepe cominciano a emergere quando Pondi inizia il corso per diventare vigile del fuoco. Si sveglia presto, torna tardi, e il peso delle responsabilità familiari cresce. Elisa, nel frattempo, assume un ruolo sempre più importante sul lavoro. La baby sitter storica li abbandona, e tutto il carico ricade su Elisa, rendendola una madre sempre più impegnata.
Parallelamente, Pondi perde la sua sicurezza, diventando ossessivo, mentre Elisa diventa più chiusa. Il 29 ottobre, un’ex allieva della scuola guida chiama Pondi per informarlo di aver visto sua moglie in centro a Ravenna con il capo. La tensione aumenta, e Elisa mente riguardo all’incontro, alimentando la diffidenza di Pondi.
La proposta di Elisa di cercare aiuto da un terapista di coppia viene respinta da Pondi, convinto che la terapista sia dalla parte di lei. Anche l’invito di Elisa a trascorrere un fine settimana alle terme viene rifiutato da Pondi, che sospetta ulteriori motivazioni dietro l’offerta.
La situazione peggiora quando Pondi, in una notte, decide di non tornare a casa, passando la notte da un’amica. Elisa, ignara della situazione, gli scrive un messaggio al risveglio, rivelando un sogno intimo. Pondi, preoccupato di essere intercettato, inizia a chiedere in prestito il cellulare ai compagni di corso per effettuare telefonate riservate. Il 18 dicembre 2019, quando Pondi afferma di essere stato avvelenato mentre si dirige a Bologna. Nonostante il presunto avvelenamento, chiede l’aiuto di Elisa. Quella notte, durante un litigio, le cose precipitano, e Pondi ammette di non ricordare bene gli eventi. Tuttavia, la PM evidenzia lesioni gravi sul corpo di Elisa e la scena del crimine, indicando un violento assalto da parte di Pondi. La tragica notte si conclude con le due bambine che assistono impotenti alla violenza tra i loro genitori.
La condanna, sebbene più lieve rispetto alla richiesta dell’accusa di ergastolo, ha suscitato polemiche. Il tribunale ha riconosciuto a Pondi le attenuanti generiche, considerando il fatto che non aveva precedenti penali, aveva confessato il crimine e aveva messo a disposizione il suo patrimonio per le figlie. Tuttavia, la sua presunta infermità mentale non è stata accettata come motivo di riduzione della pena. La Corte ha deciso di sospendere l’attività genitoriale di Pondi per tutta la durata della condanna e ha ordinato risarcimenti nei confronti dei genitori della vittima e delle figlie. Ogni figlia dovrebbe ricevere un milione di euro, mentre il padre e la madre di Elisa saranno indennizzati con 450.000 euro ciascuno. Altre parti civili riceveranno risarcimenti di 5.000 euro ciascuna.
Gli avvocati della difesa hanno cercato di smontare le accuse, sostenendo che Pondi fosse un uomo mite, attento alle figlie, e che la sua presunta gelosia non avesse un ruolo significativo nell’evento. Hanno inoltre sollevato dubbi sulla perizia psichiatrica presentata in tribunale. La PM Lucrezia Ciriello ha ribadito la gravità del crimine, sottolineando che le condizioni psichiche di Pondi non lo esentavano dalla consapevolezza delle sue azioni. La discussione in aula ha evidenziato tensioni tra la difesa e l’accusa riguardo al rito abbreviato e alla perizia psichiatrica.