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Home » Attualità » Licenziato per una bestemmia, i sindacati insorgono: “Clima oscurantista”

Licenziato per una bestemmia, i sindacati insorgono: “Clima oscurantista”

Ripercorriamo la vicenda del dipendente di call center licenziato per una bestemmia. I sindacati: "Clima di terrore in azienda, così è oscurantismo"
Simone FrigerioDi Simone Frigerio4 Dicembre 2023
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Il dipendente di un call center della Covisian a Bologna, compagnia che fornisce servizi di assistenza per conto di Hera, è stato licenziato dal suo posto di lavoro dopo aver pronunciato una bestemmia, proferita tra sé e sé, a causa del malfunzionamento delle apparecchiature di lavoro. A rivelare l’accaduto, il sindacato che, a ridosso del provvedimento, ha indetto un’agitazione di 16 ore per protesta. Hera è l’azienda che si occupa, tra le altre cose, dello smaltimento dei rifiuti e della gestione dei servizi al territorio (fornitura d’acqua e gas) in Emilia – Romagna e nel comune di Pesaro.

Le parole del portavoce stigmatizzano la decisione aziendale, basata su una legge del 1930, che vieta la bestemmia in luogo pubblico. L’organo di rappresentanza dei lavoratori contesta la scelta dell’azienda, definita sproporzionata al misfatto

“Se non fosse reale, ci sembrerebbe di vivere in un film, in un brutto film già visto soltanto poche settimane fa. Ora un altro collega è stato licenziato per aver esclamato, tra sé e sé, una bestemmia sul posto di lavoro in seguito all’ennesimo malfunzionamento dei sistemi aziendali che impedivano di lavorare.
È inconcepibile per noi togliere un posto di lavoro per un fatto del genere: il lavoratore ha indubbiamente sbagliato, ma la sanzione deve essere commisurata a buon senso e proporzionalità e deve rispettare quanto previsto dal contratto collettivo nazionale”.

Il comunicato prosegue con un atto di accusa all’azienda, rea di ricorrere a licenziamenti facili per proprio tornaconto: “Non commentiamo poi il riferimento, nella contestazione disciplinare da parte di Covisian, ad una norma penale risalente al 1930, quasi cent’anni fa, che fa tornare indietro il Paese a periodi bui di oscurantismo e quando lo Stato era confessionale. Tutto ciò farebbe sorridere se non fosse che l’hanno scritto davvero, evidentemente solo a scopo intimidatorio. È il secondo licenziamento in appena due mesi e nel frattempo abbiamo appena evitato fosse licenziata una terza lavoratrice. E anche questo lavoratore ‘casualmente’ non gode delle tutele dell’articolo 18 cancellate dal famigerato Jobs Act di Renzi, di cui siamo certi Covisian ringrazia, perché pagando un piccolo obolo si libera di chi vuole“.

Come fatto notare nel documento, la vicenda ha un analogo precedente: nell’ottobre 2023, un’altra dipendente Covisian era stata licenziata per uso di turpiloquio nei confronti di una cliente, al termine di una telefonata “lunga e complessa”, terminata oltre la conclusione dell’orario di lavoro. Anche in quel caso l’azienda, a seguito del reclamo sporto dalla cliente, aveva ritenuto “grave” e passibile della massima sanzione il comportamento dell’impiegata; per tutta risposta, i lavoratori avevano indetto uno sciopero di due ore.

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