C’era una volta a Hollywood, film di Quentin Tarantino del 2019, è ispirato in parte alla storia vera della strage commessa la notte tra l’8 e il 9 agosto 1969 nella villa al 10050 di Cielo Drive, a Los Angeles, da parte di un gruppo di criminali associati alla “comune” californiana istituita da Charles Manson. Quella sera persero la vita Sharon Tate, moglie incinta del regista Roman Polanski, affittuario della villa e alcuni amici della coppia.
Il movente dell’eccidio non è mai stato del tutto chiarito, ma, a modo suo, Tarantino, nel finale del film, decide di vendicare la memoria di Tate. Nel momento in cui gli assassini (chiamati nel film con nomignoli inventati) si avvicinano in auto alla villa, infatti, il protagonista Rick Dalton (Leonardo Di Caprio) li nota, e i quattro decidono di modificare il loro piano e uccidere Dalton. Si recano quindi a casa sua per aggredirlo, ma vengono intercettati da Cliff Booth (Brad Pitt), ex guardia del corpo e amico di Dalton, che li mette fuori combattimento dopo una colluttazione. Naturalmente, la realtà dei fatti è ben diversa e ci racconta di un eccidio compiuto con crudeltà inaudita.
La notte dell’8 agosto 1969, tre donne e un uomo si presentano alla villa di Polanski al 10050 di Cielo Drive; in quel momento la magione ospita oltre a Tate, varie altre figure dell’establishment losangelino: Jay Sebring, amico ed ex fidanzato di Tate, noto coiffeur delle star, Wojciech Frykowski, amico personale di Polanski, e la sua fidanzata Abigail Folger, figlia del magnate del caffè Peter Folger. Polanski, invece, non è presente in quanto impegnato in Francia, sul set de Il giorno del delfino. Alla mezzanotte del 9 agosto, la piccola banda formata da Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian, si avvicina in auto alla proprietà.
Lasciata l’auto in cima alla collina antistante il cancello, il gruppo entra a piedi nella proprietà, sfruttando un’intercapedine laterale. A quel punto gli assalitori si trovano davanti i fari di un’ altra auto; è la AMC Ambassador di Steven Parent, venuto a fare visita all’amico William Garretson, custode della villa. Dopo aver ordinato alle tre donne di nascondersi presso dei cespugli, Watson punta una calibro 22 in direzione di Parent e, ignorando le sue suppliche, lo colpisce quattro volte al petto e all’addome, uccidendolo.
A quel punto, Tex, che in precedenza aveva reciso le linee telefoniche, si introduce nella villa rompendo una finestra, per poi aprire la porta d’ingresso principale e far entrare Atkins e Krenwinkel: Kasabian, rimane invece alla macchina, per svolgere il ruolo di “palo”.
Frykowki, svegliatosi a causa del rumore, viene aggredito da Watson con un calcio in testa, mentre Atkins e Krenwinkel vagano per la casa alla ricerca degli altri occupanti, che dopo essere stati rintracciati, vengono portati nel soggiorno e legati con corde di nylon; Sebring, dopo aver rimproverato gli assalitori per il duro trattamento riservato a Tate, viene raggiunto da due colpi di pistola. Nel frattempo, però, Frykowski e Folger riescono a liberarsi e a fuggire fuori dalla casa: Frykowski, dopo una violenta colluttazione con Atkins, si dirige a tutta forza verso la porta d’ingresso, raggiunge la veranda, ma Watson riesce a raggiungerlo e a pugnalarlo diverse volte, prima di colpirlo con due proiettili.
Allo stremo delle forze, Frykowski si trascina carponi lungo il prato, ma viene nuovamente raggiunto da Watson, che lo uccide con ulteriori coltellate; Folger, nel frattempo, è fuggita dalla finestra e si dirige verso la piscina, ma, una volta arrivata in giardino, viene raggiunta da Patricia che, dopo averla atterrata, la accoltella ripetutamente, con l’assistenza di Watson; alla fine i colpi totali inferti alla donna saranno 28.
All’interno della villa, intanto, Sharon Tate, ancora legata, supplica gli assalitori di lasciarla vivere il tempo necessario per dare alla luce il proprio bambino, ma senza successo. Atkins e Watson la colpiscono con 16 coltellate, per poi impiccarla, ancora viva, con la corda di nylon al soffitto; la stessa sorte, peraltro, era toccata a Sebring che, però, era stato impiccato già cadavere. La notte successiva, il gruppo di assassini, con l’aggiunta della giovanissima Leslie Van Houten e dello stesso Manson, deciso a prendere l’iniziativa nelle proprie mani, avrebbe sterminato i coniugi Leno e Rosemary LaBianca, due professionisti (lui dirigente di un supermercato, lei proprietaria di una boutique) nella loro casa al 3301 di Waverly Drive.
Le indagini iniziali non stabilirono collegamenti tra i due casi, ma a qualche mese dagli omicidi, gli investigatori del delitto La Bianca vennero a conoscenza di un’altra morte sospetta, il delitto di Gary Hinman, avvenuto sempre in quel periodo, di cui era stato accusato Bobby Beausoleil, membro della Famiglia di Manson; in breve tempo, gli inquirenti, grazie anche alla soffiata di un compagno di dormitorio di Susan Atkins, misero insieme i puntini. Watson, Krenwinkel e Kasabian furono arrestati tra l’1 e il 2 dicembre 1969.
A seguito delle indagini, e del susseguente processo, Manson e i suoi complici verranno condannati alla pena di morte, ma nel 1972, una sentenza della Corte Suprema della California definì l’istituzione della pena capitale come “incostituzionale” e quindi tutte le sentenze furono trasformate in ergastoli.