Paola Cortellesi, durante il discorso di apertura dell’anno accademico 2024 della Luiss di Roma, nel presentare alla platea il proprio film C’è ancora domani, ha usato due notissime fiabe per spiegarne in maniera semplice il messaggio, che si riassume nella lotta per l’emancipazione di una donna sposata nell’Italia dell’immediato secondo dopoguerra; la protagonista del film, Delia, cerca con fatica di emanciparsi da una situazione socio-familiare di forte oppressione, scaturita dalla persistenza di alcuni valor(che potremmo chiamare patriarcali), i quali tendono a negare l’individualità della figura femminile. Ed è proprio attraverso l’esempio delle fiabe di Cenerentola e Biancaneve che Cortellesi spiega alla platea questo status di cose.
Sia Cenerentola che Biancaneve, infatti, sono due donne bellissime ma profondamente ingenue, che trovano la loro realizzazione nel fatto di essere scelte da un uomo e rinunciare così a una vita di stenti, o addirittura ritrovare la vita apparentemente perduta.
Cenerentola, la cui avvenenza viene tenuta nascosta dalla matrigna, che predilige Anastasia e Genoveffa, le sue due figlie naturali, riuscirà con uno stratagemma a partecipare al ballo di nozze organizzato dal padre del principe, e l’erede al trono la noterà immediatamente, chiedendola in sposa: ” La matrigna sfrutta Cenerentola, ragazza bravissima nelle faccende domestiche (che solitamente svolge cantando). E la matrigna tiene nascosta l’avvenenza della ragazza al principe. Ma grazie a una magia, a Cenerentola basta presentarsi in tutto il suo splendore per un paio d’ore perché il principe se ne innamori perdutamente. La matrigna la tiene nascosta ma lui, scaltro, la ritrova e la riconosce… perché l’aveva vista? No: perché ha i piedi sproporzionatamente piccoli… Comunque alla fine lui la salva e la sposa. Questa era la prima cattiva, la matrigna“.
Analogamente, Biancaneve, vittima della gelosia della Regina, viene spinta con l’inganno a mordere una mela avvelenata. Caduta in uno stato di morte apparente, verrà miracolosamente risvegliata grazie al bacio “del vero amore” datole dal Principe (una scena considerata assimilabile a una molestia, secondo alcune riletture degli ultimi anni): “La regina di Biancaneve è ancora più canaglia perché lei è di fatto la mandante del tentato omicidio di Biancaneve. Perché lo fa? Perché lei vuole essere la più bella del reame. Quindi anche con l’aggravante dei futili motivi… Tentato omicidio perché il cacciatore, uomo coraggioso e di buon cuore, non ce la fa. Anche perché la ragazza è troppo bella. È bella. Fosse stata una cozza, al limite l’avrebbe squartata, ma è così bella… E poi è ingenua, perché proprio è ingenua come un cucciolo di labrador. E lui la lascia andare. Allora Biancaneve incontra i Sette Nani, presso i quali si adopera per un periodo come colf. Poi, nonostante le mille raccomandazioni, anche dei Sette Nani, Biancaneve si fida di una vecchia orrenda, con l’aspetto da strega e che infatti è la strega. Morde la mela avvelenata, muore. Risorge grazie a chi? Al principe. A un bacio del principe, che se ne innamora perdutamente perché? Perché è bella. Quindi il principe la salva e la sposa.”
Cortellesi conclude dunque, spiegando come per queste donne stereotipiche, l’unica possibilità di riscatto sociale risieda nell’istituzione del matrimonio, anche senza amore: “Ecco, entrambe le ragazze, bellissime – per carità – ma un po’ stralunate, trovano la loro realizzazione nel matrimonio con il principe. Un estraneo. Un estraneo che sposano subito, senza pensarci, senza nemmeno esserci uscite una volta a cena“. E in questo senso, C’è ancora domani rappresenta un’alternativa, il racconto di una scelta consapevole per garantirsi un futuro migliore: qui potete leggere il discorso integrale, corredato dai relativi commenti