Paola Dee, nome d’arte di Paola Di Francescantonio, è una nota deejay del Muccassina, il club romano, tempio del movimento queer italiano. Nata a Foggia il 17 dicembre 1973, sotto il segno del Sagittario, è figlia di un impiegato della Usl e di un’insegnante di francese. I genitori si separano quando lei ha 12 anni, dopo un matrimonio turbolento. Male assortito, dice il padre. Da quel momento Paola cerca conforto nella TV e in particolare negli show di Raffaella Carrà, per ritrovare la sua leggerezza.
Dopo la maturità classica si trasferisce a Roma per studiare psicologia. Non porta a compimento gli studi accademici, ma si iscrive allo IED, l’Istituto Europeo di Design, per studiare psicologia. In questi anni, grazie al suo coinquilino, entra in contatto con il circolo di cultura omosessuale ‘Mario Mieli’. Per finanziare le attività dell’associazione, in prima linea nella lotta agli uguali diritti per gli omosessuali, nascono dei party ad hoc. In questo frangente Paola si reinventa come deejay. Sfrutta, infatti, la grande quantità di dischi che possiede. Molti dei quali, sigle di trasmissioni televisive e canzoni della Carrà.
Diventa in breve tempo una delle dj di punta del Muccassassina, legando il suo nome, a partire dall’ottobre 1990, alle serate del leggendario locale “itinerante” (ora si trova a Portonaccio, quartiere popolare di Roma). Un modo per reagire al terrore dell’AIDS. “Noi del Circolo eravamo già abbastanza informati sulla questione e sapevamo che esisteva un modo giusto per incontrarsi, favorire la socialità ma anche per avere rapporti sicuri tramite l’uso del preservativo. Avevamo bisogno di diffondere questa notizia per cercare di rassicurare le persone. Da lì nasce la prima Muccassassina della storia“.
È Vladimir Luxuria, foggiana come lei a suggerirle il nome d’arte. “Il mio cognome è lunghissimo. Infatti per i primi tempi ero Paola D. Poi è stata Vladimir Luxuria a suggerirmi di americanizzarlo nel 1994 e a farmi diventare Paola Dee“. Nel 1993 Paola sposa una drag queen, il venezuelano Martin Alexander Ruiz Sosa, che fa parte del duo Le Porompompero. Noto, all’epoca, per gli spettacoli ispirati al film Priscilla, la regina del deserto.
Paola Dee è una delle menti del World Pride del 2000, manifestazione molto osteggiata a causa del coevo Giubileo. E anche del Gay Village, manifestazione culturale romana dedicata alla comunità queer, durata fino al 2018.
Come detto, il legame tra Paola Dee e Raffaella Carrà è sempre stato fortissimo. Si deve proprio a lei l’esplosione del mito Carrà nei circoli queer. In un’intervista fatta per il documentario di Daniele Luchetti, Raffa, disponibile su Disney+, Paola Dee ha raccontato un aneddoto risalente agli anni ’90. All’epoca si parlava tanto di AIDS che, secondo la vulgata, riguardava esclusivamente la comunità LGBTQIA+. In quel momento Paola decise di trasmettere nelle discoteche le canzoni di Carrà, poiché erano un “inno alla libertà“. È così che tornò l’atmosfera di festa. “Si era sviluppata una paura del contatto: le persone avevano il terrore dei baci, di toccarsi, di abbracciarsi. Ho pensato che le canzoni di Raffaella Carrà potessero aiutare la gente – come è successo per me – proprio in virtù della gioia, del divertimento e della speranza di cui erano permeate“.
Paola Dee è legatissima anche a Eva Grimaldi e Imma Battaglia, che a lei hanno dedicato un post in occasione del suo cinquantesimo compleanno, lo scorso anno. Per l’occasione, Paola Dee ha curato un deejay set tutto dedicato alla musica degli anni ’50.