La plastica inquina perché non è biodegradabile. Per la sua enorme quantità e per la sua qualità, essa si smaltisce con difficoltà. Si parla di un tempo compreso tra i 100 e i 1000 anni per degradare oggetti in polietilene o PVC. Materiali presenti pressoché ovunque. Per questo motivo, la massiccia dispersione nell’ambiente influisce negativamente sull’habitat di fauna e flora selvatica. E naturalmente sull’uomo. L’inquinamento da plastica può svilupparsi in molte forme. Non si tratta solo di rifiuti abbandonati in mare o a terra. Di grande impatto a livello ambientale è l’azione delle microplastiche. Delle particelle di plastica dalle dimensioni infinitesimali che entrano addirittura nella catena alimentare. Sono presenti inoltre sugli indumenti realizzati in tessuti sintetici (spesso commissionati da aziende del fast fashion). E tramite il lavaggio in lavatrice esse si disperdono direttamente nell’acqua. Ma anche attraverso gli pneumatici usurati o nelle vernici.
Ma come inquina l’ambiente, concretamente? Partiamo col dire che la plastica è un materiale costituito da un’ampia gamma di composti organici sintetici o semisintetici, per lo più ottenuti dalla lavorazione del petrolio. Essa rilascia sostanze chimiche pericolose a livello del terreno. Esse entrano nelle falde acquifere, passando quindi ai vari corsi d’acqua. I quali, il più delle volte, sono il principale sostentamento di molte specie animali. Un circolo vizioso terribile che si sviluppa anche in aria. Le plastiche, infatti, danno origine al metano, il gas principale responsabile del riscaldamento globale. Originato anche dagli allevamenti intensivi di bestiame.
Da questo meccanismo, ovviamente, non sono al riparo gli Oceani, che spesso “ospitano” grandi quantità di rifiuti, frammenti plastici che galleggiano a filo d’acqua e che provocano la morte delle specie marine. Quante volte negli ultimi tempi abbiamo visto filmati con tartarughe o pesci imprigionati nella plastica. È sempre più frequente il ritrovamento nello stomaci di questi animali di plastiche varie che bloccano l’attività digestiva della creatura, portandola alla morte.
Al momento è al vaglio degli esperti la correlazione tra inquinamento da plastica e malattie per l’essere umano. La presenza di materiali chimici tossici, per contatto o inalazione, creano già dermatiti e problemi respiratori come l’asma, ma gli effetti sono ancora tutti da valutare. Si teme per esempio che l’inquinamento da plastica possa portare a diabete, obesità, disfunzione sessuale e infertilità.
Secondo diversi studi le microplastiche sono già entrate nei nostri corpi. In alcuni casi, già nella placenta. E in polmoni, fegato, milza e reni di cadaveri umani donati alla scienza.
In Italia è vietata dal 1 gennaio 2019 la produzione e la vendita di cotton fioc non biodegradabili. Dall’anno successivo, le microplastiche nei cosmetici. I vari governi nazionali, dunque, stanno provando a limitare i danni, puntando entro il 2030 ad eliminare del tutto le microplastiche. Alla lotta alla plastica è dedicata la Giornata Internazionale della Terra 2024.