A molti il nome di László Tóth potrebbe non risuonare familiare ma, per il mondo dell’arte e della sacralità riporta ad uno dei momenti più drammatici. Cinquantadue anni fa, il 21 maggio 1972, infatti, Tóth è riuscito a sfregiare la Pietà di Michelangelo con 13 martellate. Un atto che ha attirato su di se l’attenzione prima di essere arrestato e rimpatriato in Australia, dove viveva, due anni dopo i fatti. Le ultime notizie, comunque, registrano la sua morte nel 2012 a Londra.
Ma cosa ha portato quest’uomo di origine ungherese laureato in geologia a compiere quest’atto ? Si presuppone che, già un anno prima László avesse iniziato ad essere preda di una sorta di crisi esistenziale. Spinto da questo particolare stato d’animo, decide di trasferirsi a Roma. In effetti, prima di quel 21 maggio , si trovava nella capitale già da un anno in preda ad un vero e proprio delirio mistico.
Lo stesso che lo ha spinto a comprare un martello da un ferramenta, entrare nella Basilica di San Pietro e sfregiare il volto della Madonna proclamando ‘Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte’. L’uomo, ovviamente, è stato fermato il prima possibile da pompiere e polizia. Nonostante questo, però, la Pietà ha riportato dei danni evidenti, soprattutto al volto della Madonna, privato della palpebra sinistra e delle pinne nasali.
Oggi il capolavoro di Michelangelo è protetto dietro una teca e non è più possibile avvicinarsi a esso. Oltre a questo, poi, la scultura è stata al centro di uno dei restauri più importanti nella storia dell’arte a cura di Cesare Brandi e Vittorio Federici.
Ricordiamo che la Pietà è stata realizzata dal Buonarroti tra il 1497 e il 1499 quando l’artista aveva solo 22 anni. Per questo e per l’incredibile grazia che scaturisce dalla forme e dal volto afflitto della Madonna, è considerato uno dei capolavori dell’umanità. Per non parlare di un particolare che rende l’insieme scultoreo ancora più raro. Questo, infatti, è l’unico ad apportare la firma di Michelangelo lungo il bordo dell’abito di Maria.