Trentadue anni anni fa veniva assassinato il magistrato Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta. Il 23 maggio, dunque, per Palermo e tutta l’Italia è ricordato come un giorno drammatico ma anche come l’inizio del risveglio. Il momento in cui i cittadini di una città e quelli di un paese intero si sono contrapposti alle organizzazioni mafiose. Una decisione ulteriormente consolidata dopo la morte, due mesi dopo, di Paolo Borsellino.
Ecco, dunque, perché il 23 maggio è la giornata della legalità in memoria proprio delle vittime di mafia. Un appuntamento essenziale per non dimenticare chi ha tentato di attaccare la democrazia e, soprattutto, gli uomini e le donne che si sono contrapposti con coraggio a questo sistema di delinquenza ed omertà. In questo senso, dunque, importantissime sono state le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronunciate per celebrare la giornata. Un pensiero ancora più significativi, considerando che suo fratello, Piersanti Mattarella, è proprio una vittima di mafia.
L’attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D’Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divenne parte della migliore etica della Repubblica. A trentadue anni da quel tragico 23 maggio è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia. I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale.
Dopo i giusti onori tributi a chi ha sacrificato la propria esistenza in modo consapevole e senza alcun tipo di ritrosia, però, Mattarella tiene a puntualizzare come è necessario tenere ancora la guardia alta per continuare ad arginare un male che tende a rigenerarsi e, soprattutto, cambiare forma. In questo senso, dunque, la giornata della legalità è un appuntamento importante per continuare a definire i valori essenziali della democrazia all’interno di un paese civile.
Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L’impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune. È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti. L’eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all’intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore.