BOFO è un acronimo inglese che sta per Best Option Fear. Si tratta di una particolare forma d’ansia, perfettamente centrata con i nostri tempi, legata al timore di non aver fatto la scelta giusta. Da un lato ci sono i cereali al cioccolato, senza zuccheri ma più cari, dall’altra quelli meno sani, ma a buon prezzo. Magari scegliere è facile, ma cosa succede dopo? E se quello che non abbiamo scelto, fosse invece la scelta giusta? La paura, dunque, sta nel fatto che qualsiasi opzione si prenda – e naturalmente i cereali sono solo un esempio – ci sia sempre qualcosa che perdiamo. Qualcosa che riteniamo migliore di ciò che abbiamo.
Perché si tratta di una forma d’ansia insidiosa? Perché ci porta a dubitare delle scelte che facciamo. Del resto, come detto, in una società che ci mette a portata di mano il mondo intero, siamo bombardate e bombardati da informazioni di ogni genere. Può succedere quindi che si perda di vista il nostro io più profondo. E di annegare in un mare di possibilità che, in realtà, ci frenano e basta.
Se ciò che non scegliamo automaticamente è la cosa migliore (o che può essere migliore), come potremmo mai essere felici di ciò che abbiamo? Ed ecco quindi stress, ansia e un senso di malessere profondo che può anche portare alla depressione.
La BOFO, applicata alle relazioni, per esempio, porta a non impegnarsi nel rapporto (“Sto con X ma forse è meglio Y“). Oppure, nel mondo del lavoro, ci spinge sempre a cercare di meglio, senza godere di ciò che magari abbiamo. Una frustrazione continua che toglie energia, insomma.
La Best Option Fear non si può curare o meglio: possiamo curare tutte quelle fragilità che portano alla BOFO (riflesso di qualcosa di più profondo). Quindi, l’inizio di un percorso terapeutico è certamente un buon modo per affrontare il problema. E accettare di essere imperfette e imperfetti. Perché la scelta giusta è quella che facciamo.