Il 20 giugno 1978 l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti pronunciò, in un’intervista, una delle frasi che lo resero celebre: “Il potere logora chi non ce l’ha“. Un precetto che ben simboleggiava la natura cervellotica della sua politica e del suo modo di agire, ma che non era farina del suo sacco. Si trattava invece della citazione di un pensiero di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, celebre politico e diplomatico francese del Settecento. Al di là dell’attribuzione, che comunque, necessitava di una precisazione, cosa vuol dire la frase? Che il potere mette in crisi solo chi non lo ha.
Un modo ironico per dire che ogni genere di ansia derivi dall’avere la responsabilità di un qualsiasi settore della vita umana, è ben guadagnata. Perché vuol dire essere importanti. Di più: vuol dire avere in mano il destino di tutte e tutti.
Del resto, Talleyrand-Périgord, detto il diavolo zoppo per un problema al piede e, soprattutto, il camaleonte, a causa del suo opportunismo politico, di responsabilità se ne intendeva. Fu lui, insieme all’austriaco Klemens von Metternich tra il 1814 e il 1815, il regista del Congresso di Vienna. Evento storico e politico di valore rilevante che ridisegnò l’Europa dopo la Rivoluzione Francese e l’arrivo, con successivo crollo, di Napoleone. Restaurando quindi tutte le monarchie nazionali.
Talleyrand servì la monarchia di Luigi XVI, ma non disdegnò i rivoluzionari. Fu vicino all’Impero di Napoleone Bonaparte. E di nuovo alla monarchia di Luigi XVIII. Insomma, solo un politico camaleonte poteva ideare una frase del genere:
“Le pouvoir n’épuise que ceux qui ne l’exercent pas“
Un aforisma coniato proprio nei giorni del Congresso di Vienna quando, assieme al Ministro della Polizia Generale Joseph Fouché, dovette decidere in breve tempo cosa ne sarebbe stato della Francia. Insomma, quello che ci dicono Talleyrand e Andreotti è che la politica non si fa con gli ideali, ma col potere. Non è un caso che il personaggio di Licio Lucchesi nel film di Francis Ford Coppola, Il padrino – Parte III, si ispiri ad Andreotti. A lui viene sussurrata all’orecchio la frase “incriminata”. Poco prima di essere ucciso.