Dagli anni ’60, da quando Amanda Lear ha iniziato la sua carriera come modella e musa di Salvador Dalí, in tanti si chiedono se la cantante sia uomo, una donna o una transessuale. La risposta l’ha data lei stessa in varie interviste. Amanda non è un uomo, e ha spiegato anche l’origine di questa diceria o leggenda metropolitana
Amanda Lear fin dalla metà degli anni ’60 è inseguita dalla leggenda sulla sua origine. Le prime voci dicevano che la modella era nata Alain René Tap. Dopo un’operazione a Casablanca sarebbe diventata Peki D’Oslo, come ha raccontato la transgender April Ashle nella sua autobiografia.
La voce è continuata fino ai giorni nostri, perfino Giucas Casella, durante il Grande Fratello Vip 6, raccontò di aver conosciuto Amanda quando era ancora un uomo: “Avevo appena 25 anni e avevo avuto già tutto. Ero stato in tanti teatri in tutto il mondo. Sono stato anche al Moulin Rouge, lì mi sono fermato per un anno. Poi ero stanco e non ce la facevo più a fare quella vita. Mi sono fermato per un po’ e ho incontrato Peki D’Oslo, parlo di Amanda Lear, quando era ancora un uomo. Mi disse ‘non puoi abbandonare, sei bravissimo, devi continuare’. Io però non mi divertivo a fare spettacolo, ma dopo le sue parole ricominciai con maggior impeto“. “Chi è Giucas Casella? Un cantante? Io avevo un fidanzato che si chiamava Manuel Casella, ma Giucas Casella non so proprio chi sia“, replicò lei seccata.
Nel marzo dello scorso anno Amanda, intervistata da Leonardo Martinelli per La Stampa, a proposito della sua sessualità disse: “Io sono stata la prima vittima delle fake news e dei complottisti. Dicevano che quelle foto erano ritoccate. La gente sparlava di me pensando forse di distruggermi. E invece hanno contribuito alla mia fama. Ecco, voglio dare questo consiglio alle vittime delle fake news di oggi sui social: utilizzatele a vostro vantaggio”.
Ospite di Mara Venier a Domenica In, Amanda Lear raccontò che la voce sulla identità sessuale fu un’idea sua e di Salvador Dalí. Il pittore spagnolo voleva distogliere l’attenzione dei media dalla voce della Lear. “Ho fatto tutto io. Non sapevo cantare e mi serviva pubblicità. L’ambiguità mi ha aiutato tantissimo perché si parlava solo di me. Grazie al mio timbro di voce si poteva credere che fossi un uomo e ci ho giocato molto. Alla fine ha funzionato, non sono stata dimenticata“.