Il giornalista australiano Julian Assange, tra i fondatori di WikiLeaks, è ora un uomo libero, grazie all’accordo stipulato con gli U.S.A. Ma la sua vicenda giudiziaria è lunga e complessa e parte necessariamente dalla nascita del sito che, dal 2006, riceve e pubblica documenti, militari e diplomatici, coperti da segreto. Assange, idolatrato dai cittadini, diventa il pericolo pubblico numero uno. Per gli Stati Uniti in primis. Nel 2010, dunque, arriva per l’uomo un mandato d’arresto per due distinte accuse di violenza sessuale in Svezia (respinte entrambe dall’interessato).
JULIAN ASSANGE IS FREE
Julian Assange is free. He left Belmarsh maximum security prison on the morning of 24 June, after having spent 1901 days there. He was granted bail by the High Court in London and was released at Stansted airport during the afternoon, where he boarded a…
— WikiLeaks (@wikileaks) June 24, 2024
Dopo la decisione di un tribunale del Regno Unito circa la possibilità di estradarlo nella nazione scandinava, Assange si rifugia nell’ambasciata ecuadoriana di Londra dove gli è concesso asilo politico. L’estradizione in Svezia, infatti, avrebbe potuto portare a quella negli Stati Uniti. Dove su di lui pendono 18 accuse ai sensi dell’Espionage Act, una legge del 1917 che punisce coloro che passano informazioni riservate al nemico. Il reato contempla condanne fino a 175 anni di detenzione in un carcere di massima sicurezza.
L’asilo politico e il carcere
Assange si salva e rimane nell’ambasciata ecuadoriana per sette anni, molto turbolenti. Nel 2017 le autorità svedesi ritirano le accuse, ma il suo mandato di arresto nel Regno Unito per aver saltato la cauzione è ancora valido. Così, nel 2019, l’Ecuador sospende l’asilo e permette alla polizia britannica di entrare nell’ambasciata per arrestarlo. Assange finisce quindi in manette per conto degli Stati Uniti che ne chiedono l’estradizione. Resta nel carcere di Belmarsh a Londra, per cinque anni.
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Durante questo periodo la diplomazia australiana si mette al lavoro. E lo scorso febbraio, il parlamento di Canberra approva una mozione per chiedere ai governi degli Stati Uniti e UK di permettere ad Assange di tornare nel suo paese natale. Qualche mese dopo, ad aprile, il presidente americano Joe Biden afferma di aver preso in considerazione la richiesta australiana di far cadere il procedimento giudiziario contro l’uomo.
Ora, dopo essersi dichiarato colpevole di un singolo reato, per il quale la pena è stata già interamente scontata, ha lasciato il Regno Unito.
I prossimi passi
Assange dovrà comparire davanti a un tribunale federale nelle Isole Marianne Settentrionali. E, appunto, dichiararsi colpevole di cospirazione per aver ottenuto e diffuso illegalmente informazioni riservate sulla difesa nazionale americana. La richiesta di estradizione, come previsto dall’accordo, svanirà e Assange non dovrà affrontare altre accuse.
Perché le Isole Marianne Settentrionali? Perché sono territorio americano e perché sono vicine alla corte australiana.
Lo scenario è già definito: i pubblici ministeri hanno concordato una condanna a cinque anni, già interamente scontati da Assange, che sarà libero dopo la sentenza. L’uomo comparirà in tribunale mercoledì mattina ora locale.