A mali estremi, estremi rimedi. Se i bracconieri diventano sempre più spietati nei confronti di animali protetti, allora la difesa di questi esemplari deve diventare più astuta. Per questo motivo in Sudafrica è attivo da qualche giorno il progetto Rhisotope. In sostanza le corna dei rinoceronti sono rese radioattive per impedire ai cacciatori di frodo di impossessarsene e rivenderle.
Il trattamento è innocuo per gli animali ma fa sì che i loro corni siano inutilizzabili per il consumo umano. Oltre che facilmente individuabili dai dispositivi di sicurezza nucleare in porti e aeroporti.
Sono tantissimi ogni anno i rinoceronti uccisi per i loro corni. In particolare, alcune sottospecie come quella del rinoceronte nero orientale e meridionale e il rinoceronte bianco settentrionale. Due di quelle a maggior rischio estinzione.
Perché i corni di questi animali sono così ricercati? Perché vengono utilizzati dalla medicina tradizionale asiatica. Oltre a essere appetiti dai collezionisti che puntano ad avere a casa una sorta di status symbol. Da qui l’esigenza di porre un argine a un fenomeno che rischia di avere tragiche ripercussioni sull’ecosistema. E di finanziare svariate attività criminali a livello globale.
Rhisotope è stato avviato intanto su 20 rinoceronti in Sudafrica. Dopo la sedazione, i ricercatori inseriscono nel corno due microchip che rilasciano radionuclidi. Le radiazioni, come detto, sono innocue per gli animali. In questo modo, però, il loro corno non potrà essere utilizzato come base per alcun farmaco. Sarà quindi impossibile per i bracconieri portare con sé i reperti senza che i dispositivi di sicurezza nucleare installati presso porti, aeroporti e altre strutture di tutto il mondo li segnalino. Ora gli animali saranno monitorati per i prossimi sei mesi. Il corno può essere reso radioattivo più o meno a lungo, ma si parla di un periodo standard di 5 anni.
A guidare Rhisotope il professor James Larkin della Radiation and Health Physics Unit (RHPU) dell’Università del Witwatersrand (Sudafrica).