Proprio oggi trent’anni fa, il 6 luglio 1994, usciva nei cinema americani e canadesi Forrest Gump di Robert Zemeckis, film destinato a diventare uno dei cult più amati e citati degli anni 90. Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Winston Groom, con la sceneggiatura di Eric Roth, Forrest Gump è entrato di diritto nell’immaginario collettivo grazie a battute fulminanti, una colonna sonora memorabili, effetti speciali innovativi, una storia commovente e ovviamente a una cinquina di personaggi, e rispettivi interpreti, a cui è impossibile non volere un gran bene: il tenero Forrest Gump / Tom Hanks, la ribelle Jenny Curran / Robin Wright, la caparbia mamma Sally Field, il rude Tenente Dan Taylor / Gary Sinise e il tenero Bubba Blue / Mykelti Williamson.
La trama di Forrest Gump
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Mentre si trova su una panchina ad aspettare un autobus a Savannah, Georgia, Forrest Gump racconta la propria storia ad altri astanti, dall’infanzia negli anni 50 a Greenbow, Alabama fino alla lettera arrivatagli pochi giorni prima della sua amata Jenny. Nato con un quoziente intellettivo poco al di sotto della media, la madre, rimasta sola dopo l’abbandono del marito, lo cresce con l’ostinata dedizione di dargli una vita normale e un’educazione uguali a tutti gli altri bambini.
Negli anni Forrest si troverà al centro di tanti fatti salienti della storia americana del Dopoguerra e incrocerà il destino, spesso segnandolo, di numerosi personaggi chiave della musica, della politica e del costume della fine del XX secolo. Innamorato fin da bambino di Jenny, figlio devoto e amico fidato, nel corso della sua vita Forrest sarà un giocatore di football, un soldato decorato, un campione di ping pong, un capitano di barche per gamberi, un corridore solitario, un milionario, un giardiniere, fino a diventare un uomo padrone del proprio destino.
Cast
Cosa sarebbe stato Forrest Gump senza i suoi attori protagonisti? Eppure per il ruolo principale era stato inizialmente scelto John Travolta, che alla fine decise di declinare per poter girare Pulp Fiction. Successivamente furono presi in considerazione anche Bill Murray, Chavy Chase, Matthew Broderick e Sean Penn, che però non voleva bissare un ruolo da personaggio disabile dopo Io sono Sam. Alla fine la scelta cadde su Tom Hanks che accettò subito dopo aver letto la sceneggiatura. Nessun dubbio ci fu su Sally Field nel ruolo di mamma Gump, invecchiata con il make-up visto che nella vita vera ha solo 10 anni più del “figlio” Tom Hanks. Anche per Jenny furono prese in considerazione molte altre attrici, allora all’apice della loro popolarità, come Jodie Foster, Nicole Kidman e Demi Moore.
A spuntarla però fu Robin Wright la cui carriera venne lanciata definitivamente proprio dal film. Così come successe a Gary Sinise, perfetto nel dare vita al duro tenente Dan Taylor, e che subito dopo ebbe una vivace presenza in film action e d’autore, fino a diventare il protagonista di CSI: New York. Meno successo ha avuto Mykelti Williamson, attore di lunga carriera ancora particolarmente attivo in tv, il cui ritratto di Bubba Blue resta in assoluto il suo ruolo più conosciuto.
Fondamentale la scelta di Robert Zemeckis alla regia, forse tra i più importanti (cosiddetti) eredi/allievi di Steven Spielberg, capace di realizzare un ottimo cinema popolare di grande livello, nonché uno tra i più importanti pionieri dell’avanzamento tecnologico all’interno dell’industria cinematografica. Si pensi alla trilogia di Ritorno al futuro, a Chi ha incastrato Roger Rabbit? o a La morte ti fa bella, ma anche alla sua passione per l’animazione realizzata in performance capture (animazione realizzata da riprese reali) come Polar Express, ma anche ai più recenti The Walk e Benvenuti a Marwen e Pinocchio, terza sua collaborazione con Tom Hanks, dopo Forrest Gump, appunto, e Cast Away.
La piuma
“Non lo so se mamma aveva ragione, o se ce l’ha il tenete Dan. Non lo so. Se abbiano ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso da una brezza, ma io credo, può darsi le due cose. Forse le due cose capitano nello stesso momento“.
Con questa frase alla fine del film, il personaggio Forrest Gump esprime ad alta voce il tema del film, esplicitato da quella piuma, creata digitalmente, che svolazza nel cielo nei titoli di testa e di coda del film. Nel film infatti Forrest sembra un predestinato, un cuore puro che nonostante l’incapacità di comprendere fino in fondo gli eventi in cui si trova coinvolto, riesce in qualche modo a influenzare la propria storia e la Storia con la esse maiuscola.
Eppure è lui stesso a compiere molte delle scelte che lo porteranno a crescere nell’uomo che avrebbe sempre voluto essere. Come Forrest, anche Jenny sembra una piuma in balia degli eventi, mentre il Tenente Dan, mancato il suo destino di morto in guerra come da tradizione della sua famiglia, fatica a trovare la propria strada. Ognuno dei personaggi si trova quindi a rappresentare un dilemma umano e filosofico, al quale film – e forse proprio per questo continua a commuoverci – non dà una risposta certa. Il supervisore agli effetti visive Ken Ralston ha paragonato la piuma a un quadro astratto, ovvero che «può significare una miriade di cose differenti e tante persone diverse».
Come una scatola di cioccolatini
«Mamma diceva sempre che la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita». È forse una delle battute più note e citate del film, perfettamente in linea con il concetto di destino già rappresentato dalla piuma in balia della brezza. Ma in Forrest Gump sono tantissime le linee di dialogo diventate parte del linguaggio comune. Dei veri e propri slogan, grazie alla saggezza di mamma Gump. «Mamma diceva sempre che lo stupido è chi lo stupido fa », «Mamma diceva sempre: un uomo ha bisogno di un tanto di soldi e non di più, e il resto serve solo a fare il pavone», «Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose», «Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni».
Ma tra i tanti modi di dire lanciati da Forrest Gump c’è anche quel «e non ho altri da dire su questa faccenda» ormai usatissimo per terminare un racconto, nonché la dolcissima frase che Forrest dice a Jenny «non sono un uomo intelligente, ma l’amore so cos’è». Tra le varie battute per anni c’è stato anche il mistero di quella mai ascoltata. Nel film infatti Forrest finisce suo malgrado sul palco degli oratori durante una grande manifestazione di protesta contro la guerra in Vietnam a Washington.
Proprio quando inizia a parlare, un agente governativo stacca i cavi del microfono. Forrest continua a parlare e l’audio ritorna proprio su «e non ho altri da dire sulla Guerra del Vietnam» permettendo a Jenny, presente tra la folla, di riconoscerlo e corrergli incontro gettandosi nella fontana del Lincoln Memorial. Nel 2019 Tom Hanks ha svelato il mistero rivelando quali fossero le parole mai sentite di Forrest: «A volte quando le persone vanno in Vietnam poi tornano a casa dalle loro mamme senza le gambe, oppure non tornano affatto. È una brutta cosa». Una frase che non era in sceneggiatura, visto che non doveva essere udita, ma che Tom Hanks improvvisò lì per lì in perfetto spirito “gumpiano”.
Corri, Forrest, corri!
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Un’altra delle battute più famose del film è l’urlo di incitamento «Corri Forrest, corri!» che Jenny gli urla ogni volta che i bulli vogliono picchiarlo, ma che poi diventa anche un coro da stadio per il Forrest giocatore di Football, nonché il consiglio che Forrest seguirà per salvarsi e salvare i propri commilitoni in Vietnam, e quindi anche l’ispirazione per la sua corsa in solitaria da costa a costa degli Stati Uniti. Nel film, infatti, a un certo punto Forrest decide di iniziare a correre arrivando fino all’oceano «e visto che non avevo altro da fare, ho continuato a correre». Una scelta all’apparenza bizzarra, pretesto per alcune trovate molti divertenti (come la creazione dello smile) o probabilmente anche per esaltare il product placement delle Nike Cortez, ma che in realtà è ispirata a un fatto reale.
Nel 1982 il sedicenne Louis Michael Figueroa corse dal New Jersey a San Francisco per sostenere la causa dell’American Cancer Society, tra l’altro ispirando una delle frasi di Forrest: «Ho semplicemente messo un piede davanti all’altro. Quando sono stanco, dormo. Quando ho fame, mangio. Quando devo andare in bagno, vado». Tra l’altro tutte le scene di corsa non sono state girate da Tom Hanks, ma da Jim Hanks, attore e stunt che spesso fa da controfigura al celebre fratello.
Forrest Gump dice di aver corso per 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore. Proprio su quell’esempio un veterano inglese di nome Rob Pope ha deciso di ripercorrerne il tragitto correndo per circa 25mila km in 422 giorni, impresa poi raccontata nel suo libro Becoming Forrest – One Man’s Epic Run Across America pubblicato nel 2022 (inedito in Italia), a dimostrazione di quanto Forrest Gump continui a restare nell’immaginario collettivo ancora oggi. Chissà se anche Rob Pope si è fermato perché «un po’ stanchino».
Un successo immediato
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Costato 55 milioni di dollari, Forrest Gump è stato distribuito nei cinema americani e canadesi il 6 luglio 1994 in 1.595 incassando solo nel primo weekend più di 24 milioni (per la precisione 24.450.602 dollari) arrivando in pochi mesi a superare i 300 milioni (solo in patria). In Italia è uscito il 6 ottobre dello stesso anno con grande successo, dopo essere stato presentato come evento speciale nella sezione Notti veneziane alla 51a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Accolto con grande favore anche dalla critica, nel 1995 comincia a fare incetta di premi, ottenendo poi 13 nomination all’Oscar, un record che non veniva eguagliato dal 1996 con Chi ha paura di Virginia Woolf?. Grazie a questo record, Forrest Gump venne riproposto in sala arrivando a raggiungere un incasso mondiale di oltre 678 milioni di dollari (678.226.465$) diventando, allora, il terzo maggiore incasso della Storia del cinema (oggi non è nemmeno tra i primi cinquanta). Alla 67a Cerimonia di consegna degli Academy Awards Forrest Gump si porterà a casa 6 Oscar: Miglior Film, Miglior regia, Miglior Sceneggiatura non originale, Miglior montaggio, Migliori effetti visivi e Miglior interpretazione maschile, permettendo a Tom Hanks, che l’anno prima aveva vinto per Philadelphia, di eguagliare Spencer Tracy e Katharine Hepburn, unici attori ad aver conquistato un Oscar come miglior attore/attrice per due anni consecutivi.
Colonna sonora
Grande successo ebbe anche la colonna sonora del film che, ad eccezione del tema musicale composto ad hoc da Alan Silvestri Forrest Gump Suite, propone esclusivamente canzoni già pubblicate di artisti americani, perché «Forrest non avrebbe mai comprato musica non americana» disse Robert Zemeckis. Elvis Presley, Bob Dylan, Hank Williams, Creedence Clearwater Revival, Aretha Franklin, The Beach Boys, The Doors, Simon & Garfunkel, Fleetwood Mac e molti altri per un totale di 32 canzoni, edite tra il 1950 e il 1980, che accompagnano la vita di Forrest. In concomitanza all’uscita del film, viene dato alle stampe anche il doppio album Forrest Gump: The Sountrack contenente l’intera colonna sonora, facendo riscoprire al pubblico le grandi canzoni dell’epopea americana. Il disco vende 12 milioni di copie, raggiungendo il numero 1 in classifica in Canada, il numero 2 negli Usa ed resta ancora oggi la compilation più venduta di sempre.
Bubba Gump & co.
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In Forrest Gump sono presenti diversi marchi e product placement, come le già citate Nike Cortez, o quello della bibita Dr. Pepper. Ma il successo del successo del film ha fatto sì che nascessero nuovi brand. È il caso della prospera catena di ristoranti di frutti di mare intitolata a Bubba. In Usa sono oltre 20 i ristoranti Bubba Gump Shrimp Co, a cui se ne aggiungono anche molti in città come Tokyo, Pechino, Doha, ma anche a Bali e Cancun, che servono ovviamente gamberi cucinati in numerose varianti e piatti a base di frutti di mare. Per fermare i camerieri del Bubba Gump non serve chiamarli, ma basta girare il cartello sul tavolo dalla scritta “run Forrest, run” a “stop Forrest, stop”.
Il primo ristorante della catena fu aperto nel 1996 a Montrerey, California, in collaborazione con Paramount, distributore di Forrest Gump. Tom Hanks o altri membri del cast non hanno mai posseduto quote della catena, che nel 2010 è stata acquistata dalla finanziaria Landry’s Inc, leader nel ramo ristorazione. Una curiosità: Chris Pratt fu “scoperto” proprio mentre faceva il cameriere al Bubba Gump Shrimp Co di Maui, Hawaii, dove servì al tavolo l’attrice e regista Rae Dawn Chong, che gli offrì un ruolo in un corto che stava per dirigere.
Ispirazioni ed eredità
L’autore del romanzo Winston Groom ha più volte dichiarato di essersi ispirato principalmente a tre persone per creare il personaggio Forrest Gump: ai sui amici Jimbo Meador, che possiede un peschereccio e proponeva spesso a Groom di iniziare il commercio dei gamberi, e George Radcliff a cui Forrest deve il suo singolare modo di parlare (che in originale risente molto anche dell’accento dell’Alabama), ma soprattutto alla figura di Sammy Lee Davis, veterano del Vietnam che salvò, correndo, molti suoi commilitoni dopo un attacco. E per la scena in cui Forrest riceve la Medaglia d’onore da Lyndon Johnson sono state usate proprio le immagini di repertorio di Sammy Lee Davis. In fondo Forrest Gump è la rappresentazione dell’uomo medio, e della sua forza in quanto abitante del mondo e della storia.
A dispetto dei suoi detrattori. Il film infatti, nonostante la maggioranza della critica lo avesse accolto favorevolmente, fu anche bollato come fortemente conservatore. Nonostante l’intento apolitico, perfettamente in linea con i valori dell’America del 1994, furono molti i politici conservatori a usare il successo del film per veicolare la pericolosità della controcultura (rappresentata da Jenny) di fronte alla forza della morale dell’uomo retto e dal forte attaccamento alla famiglia (rappresentato ovviamente da Forrest). Il produttore Steve Tisch, rispondendo a domande dirette sull’argomento, ebbe modo di dire che «Forrest Gump non ha a che fare con la politica o i valore dei conservatori.
È un film sugli esseri umani, sul rispetto, la tolleranza e l’amore incondizionato. Sicuramente questo dibattito ebbe molto a che fare con quel momento storico e la descrizione delle condizioni di saluti di Forrest e Jenny. Forrest soffre di autismo, anche se mai diagnosticato e sicuramente in forma lieve, e il film arriva ad avere successo proprio in un momento storico in cui si stavano facendo passi da gigante nel diagnosticare i disturbi legati all’autismo.
Jenny invece muore per «una malattia dal nome corto» (ovviamente l’HIV), vista allora ancora come una sorta di punizione per le persone non conformi alla morale dominate. Forse però Forrest Gump è figlio del proprio tempo, uscito in un periodo in cui l’onda lunga della controcultura americana si stava affievolendo. Ma Forrest non esaltava questa condizione, anzi, ci chiedeva di guardare oltre l’apparenza, oltre il pregiudizio e di fare affidamento alla semplicità dell’umanità. Forse al posto che ricorrere a troppe sovrastrutture avremmo semplicemente dovuto ascoltare meglio.
Forrest Gump 2
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Non tutti sanno che Robert Zemeckis e lo sceneggiatore Eric Roth avevano già scritto un sequel, tratto sempre dal romanzo di Winston Groom Gump & Co, in cui ritroviamo Forrest su una panchina ad aspettare il rientro dello scuolabus di suo figlio Forrest Junior. Il libro era nel 1995 ma la sceneggiatura fu terminata nel 2001. Come nel libro, anche in questo sequel si immagina la vita di Forrest scombussolata dal successo mediatico ottenuto grazie al libro e al film, inserendo nella trama l’ossessione dei media di allora per l’uomo comune. Pare che la prima battuta del film fosse di Forrest e recitasse: «non permettere mai a nessuno di fare un film sulla tua vita». Il progetto non si realizzò mai perché dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 Robert Zemeckis, Tom Hanks ed Eric Roth decisero che quella storia non era più rilevante.