Non tutte le squadre nazionali di calcio indossano i colori della bandiera quando scendono in campo. L’esempio più celebre, oltre agli azzurri, è quello dell’Olanda, o per meglio dire dei Paesi Bassi, che questa sera affrontano l’Inghilterra nella seconda semifinale degli Europei di calcio 2024. Nonostante la bandiera olandese sia composta da tre strisce orizzontali, una rossa, una bianca e una blu, l’Olanda da sempre è la squadra orange, cioè arancione. La scelta di questo colore particolare è legata alla storia.
I progenitori dei Paesi Bassi, infatti, discendono da Guglielmo I, meglio conosciuto come Guglielmo d’Orange. Fu lui, appartenente alle famiglie di Orange-Nessau della città francese di Orange, a liberare nel 1648 i Paesi Bassi dal dominio spagnolo, durato tra guerre e tentativi di ribellione, circa 80 anni (l’ipotesi di una finale europea a questo punto è più che intrigante).
Da quel momento la nazione si identificò con il suo padre della patria, assumendone il colore e dedicandogli l’inno, il Wilhelmus. La prima partita in orange, però, arrivò solo nel 1974, durante i mondiali di Germania. E in quel momento il colore si legò a una delle imprese calcistiche più straordinarie della storia. L’Olanda di Johan Cruijff, infatti, giocò il calcio più spettacolare del torneo. Rivoluzionando di fatto tutti gli schemi visti fino a quel momento. Tuttavia, non riuscì a compiere l’impresa, perché in finale si imposero i fortissimi padroni di casa di Beckenbauer per 2-1. Nonostante la sconfitta, quella squadra passò alla storia come Arancia Meccanica.
Nel 1988, però, gli orange finalmente riuscirono a vincere una competizione importante, gli Europei, sempre in Germania, battendo in finale l’U.R.S.S. per 2-0. Sulla loro panchina c’era Rinus Michels come nel 1974. La maglia arancione, però, venne indossata da un’altra generazione formidabile, guidata da Ruud Gullit e Marco Van Basten. Che segnò uno dei gol più belli della storia del calcio.