La storia archeologica, soprattutto quella scritta tra la fine del 1700 e il 1800, è composta da diversi ritrovamenti importanti. Uno di questi è proprio la Stele di Rosetta che, pur non avendo l’impatto visivo del tesoro di Tutankhamon, rappresenta un passo importante nella conoscenza e la comprensione della civiltà egizia. Ma cos’è, di fatto, questa pietra composta da granodiorite che riporta sulla sua superficie delle incisioni?
A grandi linee, può essere considerato una forma di “vocabolario” grazie al quale è stato possibile dare un significato ai geroglifici. Il contenuto in sé dell’iscrizione è un decreto tolemaico risalente dal 196 a.C. Quello che veramente conta, in questo senso, però, sono i tre registri in cui è stato diviso e tradotto: geroglifici, demotico e greco antico. Ed è proprio grazie a quest’ultimo che è stato possibile dedurre il significato della complessa lingua egizia.
Perché si chiama Stele di Rosetta
Questo è uno degli interrogativi che attraversa più frequentemente i visitatori del British Museum di Londra, luogo dove si trova il reperto. In effetti il nome Rosetta sembra non aver nessun tipo di derivazione egizia. Questo, infatti, è la latinizzazione di Rashid, antica e ricca città sul delta del Nilo, luogo dove è stata rinvenuta il 15 luglio 1799 dal francese Pierre-François Bouchard, capitano nella campagna d’Egitto di Napoleone Bonaparte.
Dal 1802, però, il reperto è arrivato nella capitale inglese, diventando uno dei reperti più noti del museo. Un testimonianza importante che milioni di visitatori hanno la possibilità di vedere ed ammirare in modo del tutto gratuito. Il British, infatti, come altri musei in città, non prevedono alcun biglietto d’entrata.
Com’è stata scoperta
Come preannunciato, la stele viene scoperta grazie alla campagna in Egitto di Napoleone Bonaparte volta a colpire il dominio britannico sul Mediterraneo con lo scopo di aprirsi la strada verso le Indie. Un intento che, come riporta la storia, è destinato a fallire. Dopo alcune vittorie iniziali, infatti, Napoleone e la sua flotta si trovano a confronto, per la prima volta, con l’ammiraglio Nelson. Il risultato per i francesi è tragico, almeno dal punto di vista militare.
Della spedizione, però, facevano parte anche degli scienziati con a disposizioni strumenti di misurazione e tutto l’occorrente per comprendere la realtà sconosciuta con cui stanno venendo a contatto. Il ritrovamento della Stele, comunque, è avvenuto in modo del tutto casuale mentre erano in corso i lavori di riparazione del forte di Rosetta, detto già allora Fort Julien. A trovare per primo il reperto è stato un soldato rimasto assolutamente anonimo e che, non comprese l’importanza do ciò che conteneva. A comprenderne l’effettivo valore, invece, è stato Bouchard. È lui, infatti, a mostrarlo al generale Jacques François Menou, il quale, poi, decide di portarla ad Alessandria.
Ma come ha fatto la Stele di Rosetta a passare da mani francesi a quelle inglesi? Fondamentali sono state le sorti disastrose della campagna in Egitto per i francesi. Una volta terminato il conflitto nel 1801, le truppe di Napoleone pensano di mantenere i reperti scoperti. Dello stesso parere, però, non sono gli inglesi. Questi, infatti, considerano il tutto come bottino di guerra nel nome di re Giorgio III.