Dopo il successo ottenuto dal film Oppenheimer di Christopher Nolan, la storia del progetto Manhattan e del modo in cui si arrivò alla realizzazione della bomba atomica è tornata prepotentemente alla ribalta. Alcuni aspetti, però, di questa operazione segretissima ancora non sono perfettamente chiari. Uno, ad esempio, sono le motivazioni che hanno portato proprio a scegliere il nome in codice Progetto Manhattan.
Ovviamente si tratta di una scelta operata da una strategia di segretezza. Era fondamentale, infatti, che la Germania nazista non venisse a conoscenza di nessun avanzamento da parte degli Stati Uniti per quanto riguarda l’eventuale realizzazione di un progetto atomico. Per questo motivo, dunque, si sceglie un nome che faccia riferimento al quartier generale dell’organizzazione, ubicato proprio a New York. Oltre a questo, poi, utilizzare Manhattan dava la possibilità di passare inosservati e, all’occorrenza, inquadrare il tutto come un insieme di semplici progetti relativi all’area urbana del quartiere.
La nascita del progetto Manhattan
Il 13 agosto 1942 è la data di nascita ufficiale del Progetto Manhattan che avrebbe coinvolto le menti più brillanti del novecento. È anche, però, il giorno in cui si decide di iniziare la grande corsa verso la realizzazione del più potente e terribile ordigno di distruzione. Lo stesso che avrebbe ferito il Giappone per ben due volte, con una scia di conseguenze a lungo termine.
In quel momento, però, gli uomini coinvolti, almeno dal punto di vista della scienza, erano convinti delle loro azioni, mosse dalla necessità di fermare l’avanzata nazista. A Robert Oppenheimer viene affidata la gestione del progetto e, proprio per questo, la Storia lo ha sempre ricordato come il padre della bomba atomica. Intorno lui, comunque, vengono radunate squadre di scienziati da tutto il mondo, tra cui fisici, chimici, matematici ed esperti in esplosioni.
Altri, invece, sono inviati anche in campo nemico per raccogliere quante più notizie possibili sul programma atomico dei tedeschi. Un’attività necessaria anche per capire la validità della direzione presa. Non bisogna dimenticare, infatti, che gran parte di questo progetto era del tutto sperimentale, basato su un numero non indifferente di teorie ancora non perfettamente sperimentate.
Le città nucleari
Ma come fare ad unire dei gruppi così numerosi delle migliori menti scientifiche del tempo, coordinandole e facendole lavorare su un fine unico? La soluzione è stata la costruzione di ben tre centri di studio sotto forma di città. Dopo aver localizzato dei luoghi essenzialmente poco conosciuti, ampi ed isolati, si è provveduto alla costruzione di posti rimasti segretissimi, e mai localizzati su nessun tipo di mappa. Un risultato ottenuto sfrattando gli eventuali residenti circostanti e proibendo di parlare di quanto stava accadendo.
All’interno di queste aree, Oak Ridge nel Tennessee, Los Alamos nel Nuovo Messico e Hanford nello stato di Washington, vengono costruiti laboratori, fabbriche, scuole ed ospedali. In sostanza tutto l’occorrente per ospitare le persone coinvolte e le loro famiglie. Un impegno che ha portato 16 luglio del 1945 , a testare Gadget, nel deserto della Jornada del Muerto, nel Nuovo Messico. Si tratta, di fatto, della prima bomba atomica della storia, presa agli storici attacchi nucleari su Hiroshima e Nagasaki, che sarebbero arrivati poco dopo.