Con una lettera pubblicata sul suo profilo X personale, l’attuale presidente americano Joe Biden rinuncia alla corsa alla Casa Bianca, ma resta ancora in carica. La scelta molto sofferta è arrivata al termine di un periodo di grande crisi, iniziato con il disastroso primo confronto con l’avversario repubblicano Donald Trump e culminato con un contagio da Covid.
— Joe Biden (@JoeBiden) July 21, 2024
Si legge nel messaggio:
“È stato il più grande onore della mia vita servire come presidente. E anche se era mia intenzione cercare la rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese di ritirami e concentrarmi solamente sui miei compiti per il resto del mandato. Voglio ringraziare la vicepresidente Kamala Harris per essere stata una partner straordinaria “.
Biden cede quindi alle forti pressioni all’interno del gruppo democratico. E ha intenzione di appoggiare la candidatura di Kamala Harris, sua vice, alla prossime elezioni. Harris ha accettato “l’incoronazione” spiegando che farà di tutto per battere Trump. Il quale, dal canto suo, accantonati i propositi di pax elettorale dopo il tentato attentato, è già tornato bellicoso. E in una telefonata con CNN l’ex presidente Donald Trump ha descritto Biden come “di gran lunga il peggior presidente nella storia del nostro Paese“. Dunque, cosa succede adesso?
Gli scenari
Biden è ancora il presidente, questo è il primo punto. Resterà il comandante in capo del Paese fino all’insediamento del prossimo presidente a gennaio, oppure fino a quando non sceglierà di dimettersi in una data successiva. Da questo punto di vista è abbastanza blindato, poiché nessun democratico gli ha chiesto di dimettersi anticipatamente. Ipotesi, invece, lanciata dal vice-presidente repubblicano scelto da Trump, J.D. Vance.
Il candidato democratico al posto di Biden è ancora un punto interrogativo. L’appoggio a Harris non vuol dire che lei sarà già candidata, ma solo che ha l’endorsement da parte dell’attuale presidente. Tutto si deciderà alla convention democratica di Chicago, fissata per il 19 agosto. Harris ha un grande vantaggio nella lotta per la nomina, ma ciò non significa avere il successo in tasca. Tra gli altri nomi papabili ci sono quelli del governatore della California Gavin Newsom o Gretchen Withmer, governatrice del Michigan. Di Michelle Obama, nessuna notizia.
Primarie, delegati & co. Quando gli americani votano alle primarie, non votano direttamente per un candidato ma danno il via a un processo che alla fine invierà i delegati alla convention nazionale del partito. Solo quest’ultimi a dover scegliere il candidato. Il delegati che a suo tempo votarono Biden, ora sono battitori liberi.
Chi può candidarsi alla sfida per la nomina a candidato democratico alla successione di Biden? Chiunque riesca a raccogliere abbastanza firme di delegati, almeno 300 ma non più di 600, per vedere il proprio nome inserito nella nomination. I delegati possono firmare la petizione di un solo candidato. Per trasparenza, il candidato non può presentare più di 50 delegati da un determinato stato.
Sì, ma chi sono i delegati? Lo dice la parola stessa, coloro i quali sono stati delegati a scegliere un candidato. Sono in totale 4.700. Poco meno di 4.000 sono delegati assegnati in base ai risultati delle primarie presidenziali dell’inizio di quest’anno. Biden ne ha vinti circa il 95% (quelli che ora sono battitori liberi). Poi ci sono circa 750 delegati, i famosi superdelegati. Sono funzionari eletti, leader di partito ed ex luminari, come ex presidenti (Barack Obama, Bill Clinton e Jimmy Carter). Non hanno più un ruolo nel primo turno di votazioni, ma possono votare solo se solo se nessun candidato ottiene la maggioranza al primo scrutinio.
In sostanza cosa succede al congresso? Ogni candidato ha 20 minuti di discorso per convincere a essere votato. Se nessun candidato ottiene la maggioranza dei voti al primo scrutinio, i delegati automatici si uniscono alla votazione per il secondo turno e la votazione continua finché la maggioranza dei delegati aventi diritto non ha votato per un candidato specifico.
E il vice presidente? La nomina del candidato vice presidente segue lo stesso schema di quella del presidente. Solo che i “superdelegati” possono votare al primo scrutinio.
Che ne sarà dei soldi della campagna ottenuti fino ad ora? Alla fine di giugno, la campagna di Biden aveva 96 milioni di dollari. In qualità di vice-presidente in carica Harris può assumere senza problemi il controllo di questo tesoro. Dopotutto, il denaro è stato dato a un comitato Biden-Harris registrato per entrambi, non solo per il presidente. Tuttavia la questione è molto delicata e c’è chi pensa che debbano essere girati al Comitato Nazionale Democratico.