Come sintetizzare pienamente la figura di Kamala Harris con una sola parole? Il termine più giusto potrebbe essere primato. La Harris, infatti, è stata la prima donna con origini indio-afro-americane in diversi ruoli istituzionali. Nello specifico si tratta della prima donna nera eletta procuratore distrettuale e poi procuratore generale nella storia della California, prima donna di colore e prima indiana-americana diventata senatrice fino ad essere scelta come Vice Presidente degli Stati Uniti d’America.
Al suo attivo, a questo punto, manca proprio l’elezione a Presidente. Un passo che sarebbe importante non solo per i gruppi etnici che sintetizza nella sue origini, ma anche perché, un suo eventuale successo in questo senso, concretizzerebbe per le donne una meta fondamentale all’interno della gerarchia del potere. La stessa tentata per ben due volte da Hillary Clinton senza, però, riuscire. Prima di capire, però, se il prossimo Presidente degli Stati Uniti sarà una donna (ricordiamo che l’endorsement di Biden non vuol dire che sarà lei la candidata Dem alle presidenziali), proviamo a scoprire qualche cosa di più sulla personalità e la preparazione di un personaggio tenuto, forse, troppo in seconda linea dall’amministrazione Biden.
Un destino nel nome
Non è un caso se Kamala Harris ha raggiunto determinati traguardi e se, soprattutto, ha sviluppato un’interesse precoce per tematiche legate alla giustizia e alla politica. I suoi genitori, infatti, erano due attivisti laureati a Berkeley. E, proprio grazie a loro, entra presto in contatto con le problematiche legate ai diritti civili. Anzi, proprio in un atto di profonda consapevolezza, la madre decide di chiamarla Kamala per rendere omaggio alle sue origini indiane. E per spronarla a trovare la sua strada sempre in modo indipendente. Questo, infatti, è il secondo appellativo con cui viene identificata dea indù Lakshmi. Una figura utilizzata per rappresentare l’emancipazione della donna in India.
Il percorso professionale
Visto il tipo di famiglia in cui cresce, dunque, non stupisce che la Harris si laurei in Scienze politiche ed Economia alla Howard University, prestigioso college storicamente nero di Washington. Nel 1990, poi, supera l’esame come avvocato e inizia a lavorare come assistente procuratore distrettuale a Oakland, occupandosi principalmente di crimini sessuali. A San Francisco il suo impegno professionale ed etico è rivolto a combattere le differenze di genere, la pena di morte, le disuguaglianze sociali e l’eccessiva violenza della polizia. Nel 2016, per finire, vince la sua corsa al Senato degli Stati Uniti, sconfiggendo la collega democratica Loretta Sanchez.
La vice presidenza
Ma come ha fatto Kamala Harris ad arrivare alla Casa Bianca nelle vesti di primo Vice Presidente donna? Tutto, ovviamente, è iniziato durante la campagna elettorale del 2020. Un momento delicatissimo in cui si sentiva l’esigenza di andare a fermare la “follia lucida” di Trump. Il candidato alla presidenza è Biden ma Kamala, rispetto ad altri rappresentanti dei Dem, tarda a dare il suo appoggio. Solo sei giorni dopo le primarie della California, infatti, si esprime pubblicamente definendo ilcandidato un leader capace di unire le persone.
La sua scelta come Vice Presidente, poi, arriva per varie motivazioni. Indubbiamente il suo background d’impegno nel sociale e nei confronti della minoranze ha un valore. A questo, poi, si aggiungono anche le sue origini e, per finire, un’età giovane che le permette di essere sicuramente la parte “forte” di un Presidente anziano. Ovviamente il fatto che sia donna e la prima a prestare giuramento per la seconda carica del paese, ha aggiunto un potenziale incredibile al racconto costruito introno al personaggio.
Nonostante tutto questo, e gli entusiasmi iniziali, però, Kamala Harris non è mai stata premiata molto dai sondaggi. Un risultato negativo causato da una scarsa visibilità imposta, probabilmente, dall’amministrazione Biden e, anche, da una sua inesperienza per alcune tematiche importanti come l’immigrazione.
L’incontro con il Second Gentleman d’America
La vice presidenza di Kamala Harris ha portato una novità mai vista fino a quel momento. La stessa che ha creato un cambiamento linguistico, spingendo la stampa e gli addetti ai lavori a parlare di Second Gentleman d’America. Fino a quel momento, infatti, i ruoli presidenziali erano stati esclusivo appannaggio degli uomini. Per questo motivo il paese era abituato ad avere un First Lady ed una Second Lady. Il 20 gennaio 2021, però, per la prima volta alla Casa Bianca entra un Vice Presidente donna e relativo consorte. Lo stesso che, appunto, viene chiamato Second Gentleman.
Ma chi è il marito di Kamala Harris, uomo tanto intelligente e sicuro da accettare di fare un passo indietro e sostenerla in una avventura così importante? Il suo nome è Douglas Emhoff, nato a New York laureato in giurisprudenza alla Università statale della California e presso University of Southern California. Ad unire i due è stata, dunque la professione e la passione per il diritto. Nello specifico Emhoff è un partner della società DLA Piper che ha sede a Los Angeles e a Washington, DC dove esercita come civilista di grande esperienza.
Due persone, dunque, particolarmente impegnate che devono il loro primo incontro all’intervento di un’amica comune. Nel 2013, entrambi sono single e sulla quarantina. Lui è divorziato con due figli. Lei troppo presa dal suo ruolo pubblico e dalle difficoltà di essere una donna single in determinati ambienti. Fissano la data e il luogo dell’appuntamento con un semplice e sterile messaggio. Prima d’incontrarsi, però, Kamala cede alla tentazione di googolare il nome di Douglas come qualsiasi altra donna. Tentennamenti e paure iniziali a parte, però, l’incontro si risolve in un vero e proprio colpo di fulmine. La mattina seguente, infatti, Emhoff scrive a Kamala una mail con, all’interno, queste parole:
Sono troppo vecchio per giocare a nascondere la palla. Mi piaci davvero e voglio vedere se riusciamo a fare funzionare una storia.
Dichiarazioni che entrambi hanno preso sul serio, visto che si sposano meno di un anno dopo da quel primo appuntamento. Presenti sono anche i due figli di Douglas che hanno accolto con particolare affetto la Harris fin dal primo momento. Ella e Cole, infatti, le hanno anche attribuito un soprannome affettuoso e familiare nato da una crasi tra l’appellativo di mamma ed il suo nome: Momala.