Il 21 agosto del 1964 moriva a Yalta, sul Mar Nero, Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Al suo fianco c’era la compagna, Nilde Iotti, con la quale, tra lo scandalo generale, aveva iniziato una relazione nel 1948, adottando una bambina, Marisa Malagoli. Togliatti, infatti, era sposato con Rita Montagnana. E con lei ebbe un figlio, Aldo, nato nel 1925.
Rita Montagnana nacque a Torino il 6 gennaio del 1895 da una famiglia di origine ebraiche. Di professione sarta, scelse da giovane l’attività politica divenendo in breve tempo dirigente provinciale e poi regionale del movimento giovanile socialista. Montagnana fu molto attiva in ambito editoriale. Suo fratello, Mario, diresse L’Unità. Lei stessa fondò, nel 1922, il giornale La compagna, organo ufficiale del movimento femminile comunista. Curiosamente conobbe Palmiro Togliatti nella redazione della rivista L’Ordine Nuovo, fondata nel 1919 dalla minoranza comunista del Psi.
Si sposarono nel 1924. E nel luglio del 1925 nacque il loro unico figlio, Aldo. Girò il mondo assieme al marito. Rientrò in Italia nel 1944 e fu dirigente della sezione femminile del Partito Comunista Italiano, nonché fondatrice dell’Unione Donne Italiane (UDI). Fu eletta all’Assemblea costituente nel XIII collegio (Bologna-Ferrara-Forlì-Ravenna), prima fra gli eletti del PCI e poi divenne senatrice nella I legislatura. Dopo il 1958 lasciò la politica. Morì nel 1979.
Aldo Togliatti ebbe una vita molto travagliata. Affetto da una seria patologia psichiatrica, schizofrenia con tratti autistici, fu a lungo ricoverato in una clinica a Modena, dove morì nel 2011 in totale solitudine. Studiò ingegneria in URSS, dove conobbe anche gli ospedali psichiatrici. Subì numerosi elettroshock, fino al ricovero a vita.
In un’intervista al settimanale Left, Massimo Cirri, autore della biografia di Aldo, Un’altra parte del mondo, raccontò:
“La diagnosi allora fu di schizofrenia autistica, l’ho saputo da uno psichiatra di Bologna che ha letto la cartella clinica di Aldo Togliatti. Una malattia grave. Chiusura totale dal mondo. Si parla di un signore che ha paura di tutto e si ritira dalla realtà. Quello che colpisce da un punto di vista umano è che – chissà perché, chissà come – quella ‘timidezza’ di Aldo bambino con gli anni e il procedere degli eventi e dei rapporti diventò una sofferenza gravissima e totale chiusura. Una signora che lo incontrò negli anni ’70 in una occasione pubblica (allora lei era una giovane militante) mi ha raccontato che le sembrò malatissimo“.