Moussa Sangare, 31 anni, italiano, ma di origini africane (Costa d’Avorio), è l’uomo che ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni. Fermato dai Carabinieri in un’abitazione del Bergamasco ha ammesso l’omicidio della ragazza, avvenuto il 30 luglio scorso, a Terno d’Isola. Specificando di aver compiuto il gesto senza alcun motivo preciso. Ha detto agli inquirenti:
“L’ho uccisa tanto per farlo. Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa“.
L’uomo, nato a Milano e residente a Suisio, in provincia di Bergamo, a cinque chilometri da Terno d’Isola, è disoccupato e non conosceva la vittima. Sarebbe affetto da problemi psichici non certificati. Incensurato, la Procura di Bergamo lo aveva indagato per maltrattamenti nei confronti della madre, ex cuoca dell’asilo, e della sorella, che aveva minacciato con un coltello alle spalle. Maltrattamenti che hanno provocato l’allontanamento dalla casa di famiglia. E il successivo trasferimento in una casa occupata. Un appartamento al piano terra del condominio dove vivono anche madre e sorella, dove prima viveva un ragazzo africano sfrattato.
Sangare, dunque, è l’uomo ripreso dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza del comune in provincia di Bergamo, mentre correva su una bicicletta, fuggendo dal luogo del delitto la notte del 30 luglio, ovvero via Castegnate.
Qui ha ucciso la ragazza con quattro coltellate. La ragazza aveva le cuffiette e stava guardando le stelle. Moussa, parlandole, le ha chiesto scusa per quello che stava per fare. Durante l’aggressione Sharon ha chiesto più volte perché, prima di accasciarsi al suolo.
Sangare, poi, si è nascosto in una zona frequentata da ragazzi della zona, occultando armi e vestiti. Nei giorni successivi al delitto ha fatto finta di nulla, partecipando anche a una grigliata con gli amici.
Nelle ultime ore per ritrovare l’arma del delitto si erano mobilitati i volontari del MU.RE, coordinati da Paolo Campanardi. Sangare, poi, ha indicati agli inquirenti dove aveva nascosto sia l’arma del delitto, che gli abiti usati. E presto saranno al vaglio del RIS di Parma, il reparto dei Carabinieri che si occupa di investigazioni scientifiche.
Sangare è stato individuato e rintracciato nella notte tra giovedì 29 e venerdì 30 agosto dal personale dell’Arma dei Carabinieri, coordinato dalla Procura della Repubblica di Bergamo, grazie alla collaborazione di due cittadini stranieri che si sono presentati spontaneamente, riferendo alcune incongruenze nelle attività di Sangare.
Contando sulle dichiarazioni dei due lavoratori magrebini e sull’analisi delle tantissime telecamere di sorveglianza è stato possibile tracciare l’intero percorso di Sangare, che è accusato di omicidio premeditato.
Secondo quanto rivelato oggi da Maria Cristina Rota, procuratore aggiunto a Bergamo, prima di Verzeni aveva minacciato anche due ragazzini.
“Approfitto per lanciare un invito a due ragazzini di 15-16 anni nei cui confronti il presunto autore del fatto di sangue, come da lui dichiarato, prima di scegliere e individuare a caso come vittima la signora Verzeni avrebbe puntato il coltello minacciandoli. Erano presenti sulla scena del crimine e a oggi non si sono ancora presentati. Li invito a presentarsi in una caserma affinché forniscano un riscontro a quanto acquisito. Ha desistito con i due ragazzini per poi incontrare Sharon Verzeni che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato“.
Nella casa di Sangare i carabinieri hanno trovato un tiro al bersaglio, che il ragazzo usava per lanciare i coltelli.
Appassionato di calcio (ha giocato nel Susio) e di musica, ha anche partecipato a un video di Izi ed Ernia, Scusa, che ha toccato 14 milioni di visualizzazioni. Sognava di sfondare nel mondo del rap e aveva anche tentato la carta X Factor senza successo. Per qualche tempo si è trasferito all’estero, ma al suo ritorno è sembrato ancora più in crisi. Molto probabilmente per l’acuirsi della sua dipendenza dalla droga.
Secondo quanto rivelato da alcuni testimoni all’ANSA, Sangare non aveva buoni rapporti con la madre. Dice un vicino di casa della donna:
“Li sentivo litigare tanto, anche alle tre e alle quattro di notte. Da quando era tornato dall’America, era diventato diverso, da casa sua si sentivano spesso litigi“.
A quanto pare, quattro o cinque mesi fa aveva anche dato fuoco alla casa.