La notizia della strage familiare di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, dove un ragazzo di 17 anni, Riccardo, ha ucciso padre, Fabio Chiaroni, la madre Daniela Albano e il fratellino Lorenzo di 12 anni, a colpi di coltello da cucina, ha fatto molto scalpore nelle ultime ore. Specificando che le indagini degli inquirenti sono ancora in corso e che va valutato il movente che ha portato il gesto, vediamo cosa prevede la legge italiana per i minorenni che sono accusati di omicidio.
In Italia, il sistema di giustizia penale per i minori è regolato dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988, che stabilisce un complesso di norme specifiche per i procedimenti a carico dei minori di 18 anni.
Questo sistema si basa su principi di protezione, recupero e reintegrazione sociale del minore, tenendo conto della sua vulnerabilità. E della necessità, data la sua giovane età, di recuperarlo e non solo punirlo.
Tuttavia, come spiegato dal sito ufficiale del Ministero della Giustizia
“Per poter procedere penalmente nei confronti di un minore è necessario che questi sia imputabile, ovvero che sia stata valutata la capacità del minore per essere dichiarato responsabile di un reato e essere sottoposto a una pena“.
Al di sotto dei 14 anni, il minorenne non è mai imputabile, come prevede l’art. 97 del codice penale.
Nel caso abbia un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, come nel caso del ragazzo indagato per l’omicidio della sua famiglia, è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, aveva compiuto 14 anni ma non ancora i 18, se aveva capacità di intendere e di volere. Quindi:
“Ai sensi dell’art. 98 del codice penale, per i minori dai 14 ai 17 anni la capacità di intendere e di volere in relazione al reato compiuto deve essere sempre accertata, mentre per gli adulti autori di reato è presunta“.
Chi giudica il minorenne?
Il processo penale per i minori è condotto dal Tribunale per i Minorenni, composto da un giudice togato e da giudici onorari esperti in materie pedagogiche e psicologiche. Nato nel 1935, il Tribunale dei Minorenni aveva all’inizio finalità esclusivamente punitive. Successivamente, ha assunto anche una funzione riabilitativa.
Le pene per i minori, infatti, differiscono da quelle per gli adulti e prevedono, oltre alla detenzione, misure di recupero come il lavoro di pubblica utilità, la partecipazione a programmi di recupero e formazione professionale. Con grande attenzione alla riabilitazione e al reinserimento sociale dei giovani delinquenti. Per i minori, inoltre, la pena prevista viene ridotta di un terzo rispetto a quella degli adulti e non è contemplata la pena dell’ergastolo.
Un caso molto simile a quello di Paderno Dugnano fu, nel febbraio 2001, il delitto di Novi Ligure, dove i due fidanzati Erika De Nardo e Omar Favaro uccisero in maniera efferata la madre il fratellino della ragazza. Per loro ci fu una condanna rispettivamente a 16 e 14 anni di reclusione, confermata in appello e dalla Corte di cassazione.
Inoltre, i minori possono essere detenuti in istituti penali minorili fino al compimento del venticinquesimo anno di età.