Da quando il nostro Jannik Sinner ha sconfitto nella finale degli US Open l’americano Taylor Fritz, sui social, ma anche sui media, è diventata virale l’espressione “L’amico Fritz”. Un simpatico modo di dire che si usa per parlare di qualcuno che conosciamo, senza nominarlo direttamente. Quasi a proteggere il suo anonimato. Insomma, una persona familiare, presente ma allo stesso tempo un po’ misteriosa, con cui si ha un rapporto che non è sempre facile definire.
Il tono dell’espressione in genere è neutro, quando si riferisce a una persona con cui si fa coppia fissa, ma a volte può assumere un retrogusto ironico, senza mai diventare negativo però. L’amico Fritz, infatti, può riferirsi anche a una persona amica di tutti. O eccessivamente munifica nei suoi doni, tanto da risultare quasi eccessiva. Da dove nasce l’espressione? Dall’omonima commedia musicata da Pietro Mascagni e scritta da Nicola Daspuro e messa in scena nel 1891.
Ispirata al romanzo drammatico scritto da Erckmann-Chatrian, L’ami Fritz, l’opera ha come protagonista uno scapolo impenitente, Fritz Kobus, ricco e generoso ma allergico alle nozze. Ama passare le giornate con due amici altrettanto refrattari all’idea del matrimonio, Federico e Hanezò. David, invece, rabbino del loro paese e buon amico, vorrebbe vederlo sistemato, una volta per tutte. Fritz decide così di scommettere con David che quest’ultimo non riuscirà mai a convincerlo a sposarsi.
Peccato che Fritz conosca Suzel, figlia del suo fattore, della quale si innamora perdutamente. Per non perdere la scommessa, nasconde i suoi sentimenti fino a quando può. Tuttavia, quando la ragazza si appresta a impalmare un uomo che non ama, Fritz le apre il suo cuore. Perde così la scommessa, ma David, che è uomo altrettanto generoso, dona a Suzel le vigne vinte a Fritz come come dono di nozze.