Giancarlo Siani, giornalista del quotidiano Il Mattino, è stato ucciso alle 20.30 del 23 settembre 1985 sotto la sua casa di Napoli, in via Vincenzo Romaniello, vicino a piazza Leonardo, nel quartiere dell’Arenella. Il reporter si trovava ancora sulla sua Citroën Méhari verde. Gli assassini, a volto scoperto, gli hanno sparato 10 colpi alla testa con due pistole Beretta.
Siani aveva solo ventisei anni. E da tempo, con le sue inchieste, aveva attirato l’attenzione dei boss della camorra. In particolare di Angelo Nuvoletta che ne ordinò l’esecuzione per volere del capoclan mafioso Totò Riina, a cui il gruppo criminale di Marano era affiliato. A scatenare la furia omicida dei malviventi, un articolo di Siani in cui il reporter mise in luce la connessione tra l’arresto del boss Valentino Gionta e lo stesso Nuvoletta. Il quale tradì l’alleato in cambio di una tregua con i Casalesi.
Oggi, sul luogo del delitto Siani c’è un murale dedicato al giornalista, nato spontaneamente da una raccolta fondi dei cittadini, con il beneplacito del fratello del giornalista, Paolo. E con la collaborazione di Francesca Santagata, ex responsabile del laboratorio di Abc e Marì Muscarà, consigliera regionale M5s. Il murale immortala il volto sorridente di Siani e la sua inseparabile macchina da scrivere Olivetti.
L’opera, realizzata da Orticanoodles, nickname del duo artistico Wally e Alitaa con Inward, è stata pesantemente danneggiata negli anni. All’epoca dell’inaugurazione, il 23 settembre 2016 Paolo Siani, pediatra ed ex deputato del Partito Democratico disse:
“È come se mio fratello tornasse a vivere dove è stato per 26 anni. Questo muro che sa e ha visto tutto, non raccontava niente fino a qualche giorno fa. Ora prende vita e restituisce a Giancarlo quello che gli è stato tolto“.