Al Capone, l’uomo che è riuscito a costruire un impero criminale sul proibizionismo, il gioco d’azzardo e l’estorsione in quel di Chicago, è caduto sotto il peso delle tasse. O, meglio, dell’evasione fiscale. A portarlo in tribunale grazie a questa imputazione è Eliot Ness, un giovane e determinato agente dell’FBI che, insieme alla sua squadra, ha ispirato il film Gli Intoccabili, diretto da Bian De Palma nel 1987.
Dopo diversi tentativi, infatti, Ness si rende conto che le prove per incriminare Al Capone non sono facili da reperire, essendo circondato da una fitta rete di protezione ed omertà. Per questo motivo decide di aggirare il problema attaccando il boss dal punto di vista finanziario. In questo settore, infatti, era molto più facili reperire delle documentazioni evidenti.
Con un lavoro certosino, dunque, sono state esaminate ogni transazione, ricevuta e documento contabile. Alla fine, però, gli “Intoccabili” sono riusciti a ricostruire un quadro chiaro delle immense ricchezze accumulate da Capone e dalle sue imprese. Le prove, dunque, sono state più che sufficienti per portare il noto mafioso in tribunale nel 1931. Anno in cui, nonostante i tentativi dell’accusa di screditare la ricostruzione portata a termine dalla squadra di Ness, arriva la condanna a undici anni di carcere e a una multa di 50.000 dollari. In questo modo si chiude un’era celebrata e romanzata dal cinema ma che, nella realtà, ha avuto risvolti tutt’altro che positivi.