La storia delle famigerate salsicce del Pantheon, luogo tra i più belli di Roma, non è molto conosciuta, ma è ugualmente spaventosa. Leggenda vuole che, agli inizi del ‘600, una coppia di coniugi umbri, proponesse nella loro bottega norcina salsicce fatte di carne umana. Le cronache dell’epoca erano piene di dettagli truculenti. Pare, infatti, che i negozianti esaminassero con cura gli avventori. E quando ne trovavano qualcuno particolarmente in carne, lo uccidevano a colpi di bastone, bruciando abiti e ossa, senza rimorsi, per preparare appunto salsicce. Che, dettaglio ancora più orribile, avevano grande successo popolare. Quando si sparse il sospetto che la loro attività fosse del tutto immorale e illegale, le forze dell’ordine indagarono arrivando alla verità effettiva.
Processati, vennero condannati a morte e la sentenza. Il boia tagliò loro la testa e li squartò esponendo i cadaveri, il 3 febbraio 1638.
Il caso fu talmente spaventoso, da spingere, anni dopo, papa Pio VII, agli inizi dell’800, a una bonifica assoluta della zona. Dove si trovavano stamberghe di ogni tipo, frequentate da persone moleste e ubriaconi. A testimonianza di ciò, a piazza della Rotonda c’è una targa che ricorda l’operazione:
Papa Pio VII nel XXIII anno del suo regno
a mezzo di un’assai provvida demolizione
rivendicò dall’odiosa bruttezza l’area davanti al pantheon di m. Agrippa
occupata da ignobili taverne e
ordinò che la visuale fosse lasciata libera in luogo aperto.
Un antico detto romano recita: “Ha fatto a fine di’ noricini da’ Rotonna“, ovvero ha fatto la fine dei norcini della Rotonda, com’era conosciuta piazza del Pantheon, riferendosi a qualcuno che tarda ad arrivare o che non dà più notizie di sé.