L’atteso Il gladiatore II, sequel del celebre film di Ridley Scott, è finalmente in arrivo. Tuttavia, già dai trailer pubblicati negli scorsi mesi, il film non ha passato l’esame di storia, evidenziando errori che hanno scatenato un furente dibattito tra gli esperti. Non che Mr. Scott si interessi particolarmente di questo tipo di critiche, ma vediamo quali sono questi anacronismi. E perché alcuni storici li hanno definiti “Hollywood bullshit” (sciocchezze di Hollywood per essere eleganti).
Uno dei primi dettagli controversi sono gli accenti. Nel film, gli attori, tra cui Denzel Washington e Paul Mescal, parlano in inglese con accenti moderni, come il newyorkese e l’inglese standard. Questo è incoerente con l’antica Roma, dove si parlava latino e greco. Capiamo che gli storici avrebbero gradito un film girato in latino, ma francamente in questo caso la scelta di usare l’inglese moderno, pur se anacronistica, è quella più immediata e fruibile dal pubblico.
Un’altra scena discussa è quella in cui un gladiatore combatte stando in groppa a un rinoceronte con le corna insanguinate. Secondo la professoressa Kathleen Coleman di Harvard, i gladiatori combattevano esclusivamente altri uomini, mentre le bestie erano riservate ai bestiarii, combattenti specializzati negli scontri con animali. La professoressa Shadi Bartsch dell’Università di Chicago aggiunge che, sebbene i rinoceronti venissero talvolta mostrati al Colosseo, non ci sono prove che venissero cavalcati.
Anche l’immagine dell’arena allagata, riempita di squali pronti ad attaccare, sembra essere una licenza creativa senza base storica. Sebbene il Colosseo venisse allagato per simulare battaglie navali, le cosiddette Naumachie, l’idea di usare squali è considerata poco plausibile dagli storici. Bartsch ritiene che i Romani probabilmente non sapessero neppure cosa fosse uno squalo.
Un’altra sequenza, che ha fatto storcere il naso agli storici, mostra un nobile romano seduto in un locale a sorseggiare quello che sembra un tè. Nell’antica Roma non esistevano le caffetterie (o locali del genere). Né ci si sedeva lì a caccia di notizie. Esisteva, semmai, l’Acta Diurna, una sorta di bollettino ufficiale inciso su pietra e affisso in luoghi pubblici. Chi voleva, lo andava a consultare. Di certo non in un bar.