Il film La febbre del sabato sera si basa su un articolo di New York Magazine del 1976, che ha introdotto il personaggio di Vincent come un giovane italoamericano re della discoteca. Tuttavia, l’autore Nik Cohn confessò anni dopo che il racconto era una completa invenzione, ispirata a un mod britannico che conosceva negli anni ’60. Nonostante ciò, il film è diventato un fenomeno culturale che ha definito l’era della disco.
La febbre del sabato sera ha segnato un’epoca, trasformando John Travolta in una star e rendendo la colonna sonora dei Bee Gees una delle più vendute di sempre. Ma pochi sanno che l’origine della storia è, in realtà, una bugia. La trama si ispira a un articolo di New York Magazine, Tribal Rites of the New Saturday Night, scritto nel 1976 dal critico musicale Nik Cohn. In esso, Cohn raccontava di Vincent, un giovane italoamericano di Brooklyn, lavoratore di giorno e stella delle discoteche di notte. L’articolo si presentava come un reportage autentico, ma vent’anni dopo l’autore rivelò che la storia era frutto della sua immaginazione.
Nik Cohn, di origine nordirlandese, era appena arrivato a New York e conosceva poco la vita a Brooklyn. La sua fonte d’ispirazione per Vincent non era un giovane italoamericano, ma un mod britannico incontrato negli anni ’60 a Londra. Cohn confessò di aver inventato dettagli, ambientazioni e personaggi basandosi su ricordi e osservazioni della cultura working class inglese. L’unica esperienza reale vissuta fu una visita al club 2001 Odyssey, che però non gli offrì il materiale necessario per un reportage autentico.
Nonostante la falsità del racconto, l’articolo fu accolto con entusiasmo. Il produttore Robert Stigwood acquistò i diritti e trasformò la storia in un film, affidando il ruolo principale a un giovane John Travolta. Tony Manero, il protagonista cinematografico, divenne il simbolo di una generazione: un operaio che trovava riscatto e identità attraverso la danza.
Il film incassò 285 milioni di dollari e diede alla disco una risonanza globale, ma portò anche alla sua rovina. La sovraesposizione della cultura disco, culminata con eventi come il Disco Demolition Night del 1979, segnò il declino del genere. Tuttavia, La febbre del sabato sera rimane un capolavoro, capace di raccontare la ricerca di identità e di un luogo dove brillare, una tematica universale che trascende epoche e generazioni.
Nik Cohn ha continuato a scrivere, affrontando anche vicende personali complesse. Riflettendo sulla sua confessione del 1997, Cohn ammise che ciò che lo spinse a rivelare la verità fu un senso di responsabilità. Nonostante la frode, riconobbe che il messaggio del film rimane autentico: il desiderio di trovare un posto nel mondo dove sentirsi qualcuno, anche solo per una notte.