Il caso della “Dalia Nera” è uno dei misteri irrisolti più celebri della storia americana. La giovane Elizabeth Short, aspirante attrice, fu trovata assassinata il 15 gennaio 1947 in un terreno vuoto a Leimert Park, Los Angeles. Il ritrovamento del suo corpo, tagliato a metà e mutilato, scioccò la nazione. Nonostante decenni di indagini, il colpevole non è mai stato identificato. La vicenda rimane un simbolo oscuro dei sogni infranti di Hollywood, a cui Brian De Palma dedicò un film nel 2007, ispirandosi al romanzo di James Ellroy.
Elizabeth Short, soprannominata “Dalia Nera” dai media, ispirandosi al film noir Blue Dahlia (1946), era una giovane donne come tante negli anni ’40. Si trasferì a Hollywood per trovare fama e fortuna, trovando solo precarietà e difficoltà economiche. Le fonti storiche riportano che vagava tra Long Beach e Los Angeles, ospitata da amici o sconosciuti, cercando di sopravvivere con piccoli lavori.
Il 15 gennaio 1947, una residente del quartiere, Betty Bersinger scoprì il corpo nudo e mutilato di una giovane donna, posizionato in modo inquietante in un terreno abbandonato. Short era stata tagliata in due all’altezza della vita, il viso deturpato con profondi tagli ai lati della bocca e il corpo pulito e privo di sangue. La brutalità del crimine e la precisione chirurgica portarono gli investigatori a sospettare che l’assassino potesse avere competenze mediche.
Le indagini furono massicce. Centinaia di persone furono interrogate, tra cui conoscenti, amici e possibili sospetti. Alcuni dei nomi emersi includono George Hill Hodel, un chirurgo con un passato oscuro, e Leslie Dillon, un fattorino accusato di aver commesso il crimine su ordine di un proprietario di nightclub. Nonostante indizi significativi, come tracce di decomposizione umana nei terreni appartenenti alla famiglia Hodel o una stanza d’albergo insanguinata, nessuna prova definitiva ha mai portato a un arresto.