Oliviero Toscani, appena quattordicenne, scatta la sua prima foto a Predappio il 31 agosto 1957. Si tratta di un’immagine destinata ad entrare nella storia e che ritrae l’inumazione di Benito Mussolini. L’’istantanea, però, ha la capacità di riassumere il peso storico e culturale del momento grazie all’attenzione posta sul volto straziato dal dolore di Rachele Mussolini, presente alla cerimonia.
La foto della vedova dell’ex dittatore, infatti, va ben oltre la semplice documentazione di un evento storico. È un ritratto intimo e profondo, che cattura l’anima di una donna segnata da una perdita immensa. Il suo volto, nascosto in parte dal velo nero, esprime una varietà di emozioni come dolore, rabbia e rassegnazione. È un’immagine che tocca, dunque, le corde più profonde di chi guarda, invitando alla riflessione sul senso della vita, della morte e l’ingannevole seduzione del potere.
Lo scatto viene pubblicato sul Corriere della Sera e suscita subito un’ondata di reazioni contrastanti in un paese profondamente colpito dalle conseguenze del fascismo. C’è chi, infatti, elogia, la capacità di Toscani di cogliere l’essenza di un momento storico, e chi, invece, critica la scelta di pubblicare un’immagine così intima e dolorosa. Sta di fatto che, quella foto, segna un momento importante nella vita professionale del giovane Toscani. Consapevole del potere evocativo e narrativo di un’immagine, decide in quel momento di dedicarsi ad un’arte che ha interpretato sempre in modo fortemente personale.