Un serial killer, un dipartimento di polizia corrotto e un bambino scomparso. Il film Changeling di Clint Eastwood (2008) è basato su una storia vera, uno dei più bizzarri e tragici casi di cronaca nera degli anni Venti.
Los Angeles, 10 marzo 1928. Un bambino di 9 anni, Walter Collins, va al cinema e non fa più ritorno a casa. La madre, Christine Collins, inizialmente pensò che la scomparsa fosse un atto di vendetta contro il padre del bambino, un truffatore e rapinatore che stava scontando una pena presso la prigione di Folsom.
Il caso ricevette attenzione a livello nazionale e la polizia di Los Angeles seguì centinaia di piste. La pressione sulle forze dell’ordine aumentò drasticamente e l’opinione pubblica pretendeva di sapere perché il bambino non fosse ancora stato trovato. Cinque mesi più tardi un ragazzo dell’Illinois dichiarò di essere il figlio di Christine e dopo uno scambio di lettere e fotografie, lei gli pagò il biglietto del treno per Los Angeles.
C’era solo un problema. Christine si accorse subito che il bambino non era suo figlio. Assomigliava a Walter, ma non era lui. E non era l’unica cosa strana in quella storia. Quando la polizia lo interrogò sul rapimento e su come fosse finito in Illinois, il racconto del bambino non aveva alcun senso. Nonostante i suoi dubbi, Christine fu convinta dall’investigatore J.J.Jones a “provare il ragazzo”. Venne persino descritta come la donna dal cuore più crudele che avesse mai conosciuto.
Dopo solo tre settimane Christine tornò dalle autorità, armata di impronte dentali e di un gruppo di amici che sostenevano la sua insistenza sul fatto che il bambino fosse un impostore. Piuttosto che fare marcia indietro e ammettere il suo errore, Jones si infuriò. Secondo il Los Angeles Times accusò la Collins di essersi sottratta al suo dovere di madre e di aver cercato di prendersi gioco della polizia (che in quel momento storico non godeva certo di una buona reputazione).
Jones, proprio per mettere in buona luce le autorità e per far tacere Christiane, l’arrestò e la mandò in un reparto psichiatrico per 5 giorni. Finalmente, 10 giorni dopo esser stata rilasciata, il ragazzino dell’Illinois confessò, ammettendo di essersi finto Walter Collins perché voleva avvicinarsi ad Hollywood. Si trattava in realtà di Arthur Hutchens Jnr.,un dodicenne scappato di casa e criminale minorenne dello stato dell’Iowa.
Le indagini della la polizia non furono per fortuna vane, venne infatti scoperto un caso di omicidio seriale, potenzialmente collegato a quanto accaduto a Walter Collins. Un uomo di nome Gordon Stewart Northcott e sua madre, Sarah Louise Northcott, furono indagati per aver rapito, abusato e ucciso giovani ragazzi nel loro allevamento di pollame, in quello che divenne noto come gli omicidi del pollaio di Wineville.
Nonostante le smentite del figlio sul fatto che Walter Collins fosse una delle loro vittime, Sarah confessò di aver ucciso il ragazzo e fu condannata all’ergastolo. La sua versione è stata confermata dal nipote del figlio, che ha affermato di essere stato costretto a diventare complice. Gordon fu condannato e giustiziato per l’omicidio di altri tre ragazzi, di cui trovarono i corpi.
Nel ranch di Wineville non è stata trovata alcuna prova della morte di Walter Collins. Nessun oggetto, nessuna traccia, nessuna tomba, nessun corpo. Anche Sarah ritrattò in seguito la sua confessione. Questo diede speranza a Christine Collins che, secondo il Los Angeles Times, passò il resto della sua vita a cercare il figlio (morì nel 1964 all’età di 75 anni e di Walter non fu mai trovata traccia).