Donald Trump, Presidente eletto degli Stati Uniti, ha annunciato la nomina di Sylvester Stallone, Mel Gibson e Jon Voight come “Ambasciatori Speciali” per Hollywood. Questa iniziativa mira a rilanciare un’industria cinematografica che, negli ultimi anni, ha sofferto perdite economiche, scioperi e la concorrenza crescente delle piattaforme di streaming. L’annuncio è stato diffuso tramite Truth Social, la piattaforma di Trump, sottolineando l’intento di contrastare la perdita di affari verso paesi esteri e rafforzare il ruolo di Hollywood nell’economia statunitense. “Queste tre persone di grande talento saranno i miei occhi e le mie orecchie” ha affermato Trump, delineando il ruolo dei nuovi ambasciatori.
Gli attori nominati, tra i pochi Repubblicani nel mondo dello spettacolo, condividono un legame forte con Trump:
Sylvester Stallone, 78 anni, celebre per il suo ruolo in Rocky, uno degli uomini simbolo di una certa cultura tradizionale, ha paragonato Trump a George Washington e lo ha introdotto durante un evento a Mar-a-Lago definendolo “il secondo padre fondatore”.
Mel Gibson, 69 anni, noto per film come Braveheart e Mad Max, ha manifestato il proprio supporto a Trump criticando Kamala Harris, sua rivale nelle elezioni. Gibson ha accolto la nomina con ironia, chiedendosi se il ruolo preveda una residenza ufficiale.
Jon Voight, 86 anni, vincitore di un Oscar per Un uomo da marciapiede e padre di Angelina Jolie, ha definito Trump “Il più grande presidente dai tempi di Abraham Lincoln“.
L’annuncio coincide con la difficile situazione di Hollywood, colpita duramente da scioperi degli attori e degli sceneggiatori nel 2023, che hanno rallentato la produzione cinematografica, e dagli incendi devastanti in California. I danni stimati dagli incendi si aggirano intorno ai 250 miliardi di dollari, mentre i ricavi del box office nel 2024 sono scesi a 8,7 miliardi di dollari, in netto calo rispetto ai livelli pre-pandemia.
Nonostante l’entusiasmo di Trump, gli esperti restano scettici sull’efficacia di questa iniziativa. Lucas Shaw, analista di Hollywood, ritiene improbabile che le tre star possano risolvere problemi strutturali come la redditività dello streaming o il calo delle esportazioni di film negli altri paesi. “Questa mossa è più simbolica che pratica,” ha affermato Shaw, evidenziando le difficoltà di Trump nei rapporti con un’industria tradizionalmente legata al partito Democratico.
Trump, in passato, ha avuto rapporti controversi con Hollywood, criticando film e premi cinematografici. Nel 2020 attaccò l’Academy Awards per l’assegnazione del premio come miglior film a Parasite, una pellicola sudcoreana, chiedendosi come un film straniero potesse ricevere tale onore. Ha inoltre denunciato Hollywood come un’industria “pericolosa” per i contenuti ritenuti divisivi e ha cercato di eliminare agevolazioni fiscali per le produzioni cinematografiche in alcuni stati.