L’indicazione delle calorie sui menù è una misura sempre più diffusa per promuovere scelte alimentari consapevoli. Tuttavia, i risultati delle ricerche sono contrastanti. Se da un lato si registra una lieve riduzione delle calorie consumate, dall’altro si sollevano preoccupazioni per l’impatto su individui vulnerabili.
Andiamo subito alle cifre. Una revisione di 25 studi condotti in vari paesi ha rilevato che l’indicazione delle calorie sui menù ha portato a una riduzione media dell’1,8% delle calorie consumate, corrispondente a circa 11 calorie in un pasto di 600 calorie. Praticamente nulla. Tuttavia, potrebbe bastare anche questo piccolo decremento per ottenere buoni risultati sul lungo termine, sostengono alcuni ricercatori. Tutti concordi nel dire che sarebbe meglio applicare altre misure di salute pubblica come la tassazione sugli alimenti non salutari. In Italia, per esempio, si è discusso a lungo sull’introduzione della cosiddetta sugar tax, l’imposta sulle bevande zuccherate.
Cosa dicono le e gli utenti, però? Chi combatte contro l’obesità e deve necessariamente ridurre l’impatto calorico è favorevole alla scrittura delle calorie sul menù, poiché rappresentano una bussola che gli permette di scegliere con più facilità. Purtroppo, però, le calorie sul menù rappresentano un vero trigger per le persone con disturbi alimentari. Alimentando ansie e comportamenti malsani legati al cibo.
Contrari a questa pratica i ristoratori che non spendono molti soldi per adeguare i menù a una normativa che, nel Regno Unito, è obbligatoria dal 2022.
In sostanza, non c’è alcun accordo tra la parti in causa. E questo la dice lunga sulla sensibilità di un tema delicato come l’alimentazione. Che, come vuole la scuola di pensiero dei nuovi nutrizionisti, non deve più aver a che fare con le calorie, quanto con il nutrimento.