Le ragazze di Wall Street – Business is business, diretto da Lorene Scafaria e interpretato da Jennifer Lopez e Constance Wu segue un gruppo di spogliarelliste che, dopo la crisi finanziaria del 2008, escogitano un sistema per guadagnare sfruttando clienti facoltosi. Ma quanto c’è di vero in questa storia? La risposta è: molto. Il film, infatti, è basato su un articolo del 2015 di Jessica Pressler pubblicato su New York Magazine, che racconta le azioni di un gruppo reale di donne guidate da Roselyn Keo e Samantha Barbash.
Roselyn Keo e Samantha Barbash (nel film, Jennifer Lopez), due figure centrali della storia, iniziarono la loro attività nei club di New York intorno al 2007. Keo, di origini cambogiane, aveva un passato difficile segnato dall’abbandono dei genitori. Barbash, descritta come carismatica e intraprendente, reclutava giovani ballerine per attirare clienti facoltosi, principalmente uomini di Wall Street. All’inizio, il loro lavoro era legale e basato su mance e regali, ma con l’arrivo della crisi economica del 2008, le cose cambiarono drasticamente. I clienti diminuivano e i guadagni scarseggiavano, spingendo le due donne a ideare una truffa più sofisticata.
Il sistema prevedeva una tecnica chiamata “fishing”. Le donne individuavano uomini benestanti, li attiravano nei club e facevano lievitare i loro conti grazie a una combinazione di alcol, attenzione femminile e, in alcuni casi, droghe. L’uso di sostanze come MDMA e ketamina, spesso somministrate a insaputa delle vittime, era una parte cruciale del piano. Questo mix li rendeva più vulnerabili e propensi a spendere grosse somme di denaro. Secondo l’accusa, alcune vittime si sono ritrovate con migliaia di dollari addebitati sulle loro carte di credito senza ricordare nulla.
La truffa, durata tra il 2013 e il 2014, portò guadagni significativi ma attirò anche l’attenzione delle autorità. La caduta del gruppo iniziò quando alcune vittime, tra cui un cardiologo, denunciarono gli addebiti sospetti. Le indagini portarono a un’operazione congiunta della polizia di New York e della DEA, che culminò nell’arresto di Keo, Barbash e altre due donne nel 2014. Keo accettò un patteggiamento che le evitò la prigione, mentre Barbash fu condannata a cinque anni di libertà vigilata.