C’è chi le ama per la loro comodità e chi le odia per il loro design spartano. Le Birkenstock non lasciano indifferenti e da oggi c’è un’ufficialità importante: non sono opere d’arte. Lo ha stabilito la Corte Federale di Giustizia tedesca, ponendo fine a una lunga battaglia legale. L’azienda cercava di ottenere protezione del copyright per impedire la vendita di sandali simili da parte di tre concorrenti. Tuttavia, il tribunale ha respinto la richiesta, affermando che il design delle Birkenstock non raggiunge il livello di originalità richiesto per la tutela artistica.

Fondata nel 1774, Birkenstock è un marchio tedesco storico della calzatura, celebre per i suoi sandali con suola in sughero e lattice. Nel corso degli anni, il modello è passato da semplice calzatura ortopedica a icona fashion, comparendo persino nel film Barbie del 2023 (il modello Arizona, subito sold out ovunque). Tuttavia, secondo la giustizia tedesca, il loro design non presenta un livello di creatività tale da essere considerato arte.
Il caso è iniziato nel 2023, quando Birkenstock ha citato in giudizio tre aziende concorrenti (le tedesche Tchibo e Shoe.com e la danese Bestseller) per aver prodotto calzature troppo simili alle sue. Il primo verdetto del tribunale regionale di Colonia aveva dato ragione al marchio tedesco, riconoscendo i sandali come “opere d’arte applicata” e ordinando il ritiro dei prodotti concorrenti dal mercato. Tuttavia, la corte d’appello ha ribaltato la sentenza, e infine la Corte Federale ha confermato che il design dei sandali è dettato da esigenze tecniche e funzionali più che da un’espressione artistica.
Secondo i giudici, per essere considerata un’opera d’arte applicata, una creazione deve mostrare un alto grado di individualità e non derivare semplicemente dall’uso di elementi di design standard. Nel caso delle Birkenstock, la loro caratteristica forma a due fasce e fibbie non è sufficiente a conferire unicità artistica. Il tribunale ha inoltre sottolineato che la protezione del diritto d’autore non può essere concessa se il design è vincolato da necessità tecniche o ergonomiche.
Il marchio, che dal 2021 fa parte del gruppo LVMH, ha ormai un riconoscimento globale e un vasto mercato, ma il tribunale ha chiarito che la sua protezione legale deve avvenire attraverso altri strumenti, come brevetti e marchi registrati, e non tramite il copyright.