Un cane potrebbe essere la chiave per salvare i koala dall’estinzione. Max, un English Springer Spaniel, non è un cane da caccia comune: il suo olfatto eccezionale viene impiegato per scoprire escrementi di koala, fornendo dati vitali per la loro conservazione. L’analisi delle feci permette ai ricercatori di monitorare la salute della popolazione, identificare malattie come la clamidia e comprendere meglio la genetica e i movimenti degli esemplari. Grazie a Max, è stata individuata una nuova comunità di koala che potrebbe essere esente da questa infezione, offrendo una speranza concreta per la sopravvivenza della specie.
I koala sono stati dichiarati specie in pericolo nel 2022, con stime che indicano un dimezzamento della popolazione negli ultimi vent’anni. Tra le principali minacce figurano la riduzione dell’habitat dovuta a deforestazione per l’agricoltura e l’urbanizzazione, gli incendi boschivi e il cambiamento climatico. A peggiorare la situazione è la clamidia, che può causare infertilità e cecità nei koala, con un tasso di infezione che in alcune aree raggiunge l’89%.

Il ruolo di Max e degli altri cani addestrati da Canines for Wildlife è essenziale. Individuando le feci di koala, gli scienziati possono raccogliere informazioni genetiche e sanitarie senza disturbare gli animali. Nel 2024, Max ha scoperto una nuova popolazione vicino a Coffs Harbour, in Australia, apparentemente priva di clamidia. Questa scoperta è fondamentale per la conservazione della specie, poiché potrebbe permettere di preservare una linea genetica sana.
Le autorità australiane hanno investito milioni di dollari nella creazione del Great Koala National Park, un’area di 315.000 ettari destinata alla protezione dell’iconico marsupiale. Tuttavia, le attività di disboscamento continuano in alcune zone, sollevando preoccupazioni tra gli ambientalisti. I dati raccolti dai cani da rilevamento vengono utilizzati da gruppi di conservazione per dimostrare l’importanza di preservare aree critiche per i koala.
Oltre ai droni e alle tecnologie di rilevamento ottico, i cani si stanno rivelando strumenti insostituibili. A differenza dei droni, possono rilevare la presenza di koala anche dopo che si sono spostati e operare in ambienti con folta vegetazione. Questa metodologia è più costosa rispetto ai metodi tradizionali, ma offre una precisione senza precedenti nella localizzazione e nello studio della popolazione.
Lynn Baker, ecologista di Canines for Wildlife, ha sottolineato l’importanza della scoperta fatta da Max: “Se questa è una popolazione geneticamente diversa e priva di clamidia, è essenziale proteggerla”.