Nel cuore delle foreste pluviali, uno spettacolo insolito cattura l’attenzione degli studiosi: le farfalle che si posano sugli occhi delle tartarughe per bere le loro lacrime. Questo comportamento, noto come lacrimofagia, non è un semplice caso di curiosità animale, ma una strategia evolutiva fondamentale per la sopravvivenza di questi insetti.
Perché le farfalle bevono le lacrime delle tartarughe? Le lacrime delle tartarughe contengono sodio, un minerale essenziale per molte specie di farfalle che vivono in ambienti poveri di sale. Poiché il sodio è vitale per il metabolismo e la regolazione dei fluidi corporei, gli insetti lo ricercano attivamente in fonti alternative, come sudore, urina e, appunto, lacrime.

A differenza dei predatori o dei parassiti, le farfalle non danneggiano le tartarughe. Il prelievo delle lacrime avviene senza arrecare fastidio evidente ai rettili, che spesso rimangono immobili durante l’interazione. Questo scambio unidirezionale è un esempio di commensalismo, in cui una specie trae beneficio senza svantaggiare l’altra.
Dove e quando avviene questo fenomeno? Il comportamento è stato documentato principalmente nelle foreste dell’America Centrale e del Sud, in particolare nelle regioni amazzoniche di Ecuador, Brasile e Perù. Le stagioni secche, caratterizzate da una minore disponibilità di fonti saline, intensificano la ricerca di sodio da parte delle farfalle.
Le tartarughe non sono le uniche vittime di questa pratica. Anche caimani, tapiri e persino esseri umani possono attirare insetti alla ricerca di sali minerali. Alcune api, ad esempio, si posano sugli occhi degli animali per raccogliere lacrime, mostrando un comportamento simile a quello delle farfalle.