La scoperta dell’America del 1492 portò all’introduzione in Europa di numerose piante che prima di allora erano del tutto sconosciute: una di queste era il tabacco, il cui uso venne diffuso in Francia ad opera del diplomatico e lessicografo Jean Nicot (da cui deriva appunto il nome di nicotina), per poi espandersi a macchia d’olio in tutto il Vecchio Continente.
In realtà il primo a venire a conoscenza dell’esistenza del tabacco fu lo stesso Cristoforo Colombo, che nel corso della sua più celebre spedizione venne accolto da pacifiche tribù di “indiani” – in realtà nativi mesoamericani – che ne facevano uso. Egli descrisse appunto l’abitudine dei nativi di tenere in mano “un carbone ardente, costituito da foglie di buon odore […] Erano foglie secche avvolte in una larga foglia anch’essa secca: erano simili a piccoli moschetti […] e ad una estremità erano accese, all’altra la gente succhiava bevendo il fumo. Quella gente chiamava questi piccoli moschetti tabacos, ricavati da piante di Cohiva”.
I tobacos erano utilizzati per lenire il dolore, la fatica e la fame, e vennero donati a Colombo insieme ad altri beni di valore; non essendo commestibili, vennero però gettati fuori bordo dagli Spagnoli. Solo l’esploratore Rodrigo de Jerez, che faceva parte dell’equipaggio della Santa Maria, adottò questa abitudine sia durante il viaggio che al suo ritorno in Spagna, diventando di fatto il primo fumatore europeo di tabacco. Anche alcuni marinai cominciarono a seguire il suo esempio, attribuendo alla misteriosa pianta anche virtù afrodisiache; intorno al 1527 quell’abitudine fu però bollata come “vergognosa abitudine”, anche per via della dipendenza che creava. I vicini di Jerez, terrorizzati dal fumo che egli emanava, lo denunciarono all’Inquisizione che lo imprigionò per 7 anni per i suoi vizi “peccaminosi ed infernali”.

Nel 1560 il diplomatico francese Jean Nicot fu inviato alla Corte di Lisbona in qualità di ambasciatore; ne fece ritorno presentando delle foglie e dei semi di tabacco al re Francesco II di Francia e a sua madre, Caterina de’ Medici. Egli sostenne di aver studiato le caratteristiche della pianta e di averne scoperto le proprietà medicinali, e ne suggerì l’uso come rimedio alle frequenti emicranie della Regina.
Il rimedio pare abbia avuto successo, poiché Nicot venne insignito di un titolo nobiliare (Nicot de Villemain) e Caterina de’ Medici diventò una grande sostenitrice di quella che ben presto fu nota come Herba Catharinaria, Herbe à Nicot o Herbe à la Reine. La sua coltivazione in Francia fu avviata lo stesso anno, ed entro il 1570 i botanici francesi si riferivano alla pianta come Nicotiana. Dalla Francia il tabacco si diffuse in tutta Europa, a parte qualche iniziale resistenza in Inghilterra, in cui il re Carlo II che ne bandì la coltivazione se non per uso medicinale.
In poco tempo il tabacco divenne uno dei principali prodotti che alimentavano il colonialismo europeo in America, nonché un fattore determinante per l’inizio della tratta atlantica di schiavi africani. Intorno al 1590 il fumo era già diventato un vizio estremamente diffuso presso la popolazione, al punto di costringere alcuni sovrani a tassare pesantemente il tabacco; papa Urbano VIII minacciò di scomunica i fedeli che fumavano in chiesa. Solo a metà XX secolo vennero studiati per la prima volta gli effetti che il fumo aveva sull’organismo e la sua correlazione con lo sviluppo di numerose malattie.