A quattordici anni dal disastro nucleare di Fukushima, il Giappone affronta due sfide cruciali. Il complesso decommissionamento della centrale di Fukushima Dai-ichi e la pianificazione di un futuro energetico che includa nuovamente l’energia nucleare. Sebbene il piano ufficiale preveda il completo smantellamento dell’impianto entro il 2051, molti esperti avvertono che l’operazione potrebbe durare oltre un secolo. Nel frattempo, il governo ha annunciato un potenziamento del nucleare, con l’obiettivo di farne una fonte primaria di approvvigionamento entro il 2040.
Le operazioni di decommissionamento della centrale di Fukushima Dai-ichi procedono con estrema difficoltà. La rimozione delle circa 880 tonnellate di combustibile nucleare fuso rimane una sfida monumentale. Recentemente, un robot telecomandato ha prelevato una piccola quantità di questo materiale, segnando un progresso simbolico ma insufficiente rispetto all’enorme lavoro ancora da compiere. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), i tempi per la completa messa in sicurezza della centrale potrebbero essere molto più lunghi di quanto previsto ufficialmente.

Un altro punto critico nella gestione dell’eredità di Fukushima è lo smaltimento delle acque contaminate utilizzate per il raffreddamento dei reattori danneggiati. Il Giappone ha iniziato un rilascio controllato nell’oceano dopo un trattamento avanzato che rimuove quasi tutti i radionuclidi, con il monitoraggio costante dell’IAEA per garantire la sicurezza ambientale. Finora, le analisi dell’acqua marina circostante non hanno evidenziato aumenti significativi nei livelli di radioattività, ma la decisione continua a suscitare polemiche tra gruppi ambientalisti e pescatori locali.
Parallelamente, il governo giapponese ha delineato una nuova strategia energetica che prevede un incremento del ruolo del nucleare. Attualmente, l’energia atomica copre solo l’8,5% del fabbisogno nazionale, ma si punta a raggiungere il 20% entro il 2040. Questo piano risponde alla crescente domanda energetica del paese, spinta dall’aumento dell’uso dell’intelligenza artificiale e dalla necessità di ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Tuttavia, il rilancio dell’energia nucleare incontra resistenze da parte di una popolazione ancora scettica dopo il trauma di Fukushima.
Recentemente, la Corte Suprema giapponese ha assolto definitivamente gli ex dirigenti della TEPCO, la compagnia elettrica responsabile della centrale di Fukushima Dai-ichi, stabilendo che il disastro del 2011 non era prevedibile. La decisione ha suscitato indignazione tra le associazioni delle vittime, che ritengono che misure preventive più adeguate avrebbero potuto evitare il peggioramento della situazione.