Il nome di Ilaria Alpi è tristemente legato a uno dei casi più controversi della storia del giornalismo investigativo italiano. Uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin, la Alpi stava conducendo un’inchiesta su un presunto traffico illecito di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia. A distanza di anni, però, il caso rimane avvolto da ombre e interrogativi irrisolti. Ma come è arrivata Ilaria ad essere un obiettivo da eliminare? La risposta è da trovare nel suo percorso professionale.
Dopo la laurea in Lingue e Letterature straniere all’Università La Sapienza, con una specializzazione in arabo, inizia a collaborare presto con diverse testate giornalistiche, tra cui Rai 3. Nel corso della sua carriera, si occupa prevalentemente di reportage internazionali, con un’attenzione ai conflitti e alle crisi politiche. La Somalia, in modo particolare, diventa uno dei suoi principali ambiti di interesse.

Qui, la Alpi documenta la situazione drammatica del paese, ma, soprattutto, si concentra su alcune vicende poco trasparenti che coinvolgono interessi internazionali e italiani. Nel 1994, dunque, la giornalista si trova a Mogadiscio per approfondire un’indagine su un presunto traffico illegale di armi e rifiuti tossici che avrebbe coinvolto imprese italiane e somale, con il possibile coinvolgimento di funzionari governativi. Ed è proprio mentre rientra da Bosaso, nel nord del paese, che cade vittima di un agguato. Un commando armato apre il fuoco sull’auto su cui viaggia insieme al collega Miran Hrovatin. Entrambi rimangono uccisi sul colpo.
Fin dall’inizio, però, le indagini sulla loro morte sono caratterizzate da numerose anomalie. Inizialmente, l’ipotesi più accreditata è quella di un tentativo di rapina finito in tragedia, ma ben presto emergono elementi che lasciano pensare a un’esecuzione premeditata. Nel corso degli anni, poi, diverse commissioni d’inchiesta e processi hanno tentato di far luce sulla vicenda, ma senza mai giungere ad una verità definitiva. Nel 1998, infatti, Hashi Omar Hassan, cittadino somalo, viene condannato per l’omicidio, ma nel 2016 è definitivamente assolto dopo la revisione del processo, che evidenza gravi errori investigativi e testimonianze inattendibili.
L’ipotesi più accreditata tra giornalisti e analisti, dunque, è che Alpi avesse scoperto dettagli compromettenti su traffici illeciti, tanto da diventare un bersaglio scomodo. Tuttavia, la mancanza di prove concrete e la difficoltà di ricostruire il contesto esatto dell’omicidio hanno reso impossibile una soluzione definitiva del caso