Il 24 marzo 1973, The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd arrivò nei negozi con una copertina che lasciò il pubblico senza parole: un prisma che scompone un raggio di luce in uno spettro di colori su uno sfondo nero. Nessun titolo, nessun nome della band. Solo un’immagine essenziale e potente, destinata a diventare un’icona. Il design catturò subito l’attenzione, evocando un senso di mistero che si intrecciava con le tematiche profonde dell’album: alienazione, perdita, materialismo. Ancora oggi, mostrare quel prisma a qualcuno significa evocare istantaneamente i Pink Floyd, un gruppo che ha saputo parlare attraverso la musica e l’arte visiva senza bisogno di spiegazioni esplicite.
L’ideazione della copertina si deve allo studio Hipgnosis, formato da Aubrey Powell e Storm Thorgerson, noti per il loro stile innovativo. La band diede poche indicazioni, con il tastierista Richard Wright che suggerì un design “pulito, elegante e grafico”. Durante una sessione notturna di brainstorming, Thorgerson propose un’immagine che aveva visto in un libro di fisica: la dispersione della luce attraverso un prisma. L’idea colpì immediatamente i Pink Floyd, che approvarono il design quasi senza esitazione. Roger Waters suggerì di estendere l’immagine lungo tutta la copertina e di includere all’interno un battito cardiaco, un dettaglio che richiamava i suoni presenti nell’album.
Il prisma aveva un duplice significato. Da un lato, rappresentava visivamente gli spettacoli di luci che caratterizzavano i concerti della band, una parte fondamentale della loro identità che non era ancora stata celebrata. Dall’altro, il triangolo – forma centrale della composizione – simboleggiava il pensiero e l’ambizione, concetti chiave nei testi dell’album scritti da Waters. La copertina, quindi, non era solo un’immagine affascinante, ma un simbolo perfettamente in linea con la musica e i temi del disco.
La band scelse di non inserire il nome Pink Floyd né il titolo dell’album, lasciando che l’immagine parlasse da sola. Questa scelta si rivelò vincente. Il design del prisma divenne il simbolo stesso dei Pink Floyd, più riconoscibile dei volti dei musicisti. Nei negozi di dischi, le copertine venivano esposte in fila, creando effetti visivi con prismi che sembravano intersecarsi all’infinito. All’interno della confezione, i fan trovavano poster e adesivi con immagini di piramidi, un ulteriore elemento di mistero che alimentava speculazioni e discussioni.
The Dark Side of the Moon vendette oltre 50 milioni di copie e rimase nelle classifiche per 741 settimane consecutive. Ma la fama portò con sé tensioni all’interno della band, contribuendo alla creazione dell’album The Wall nel 1979.
a copertina di The Dark Side of the Moon è considerata una delle più grandi opere d’arte della storia della musica. Come ogni simbolo potente, il suo significato resta aperto all’interpretazione, mantenendo intatto il suo fascino dopo più di cinquant’anni.