C’è stato un tempo in cui il calcio in TV era solo un sogno, un miraggio. Cosa poteva spingere gli italiani a seguire le gare di pallone se non la radio? La prima radiocronaca ufficiale di una partita di calcio, trasmessa dall’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), risale al 25 marzo 1928. L’incontro in questione fu tra due corazzate del calcio europeo, la Nazionale italiana e l’Ungheria, valida per la Coppa Internazionale, una competizione continentale. La sfida si giocò a Roma in quello che oggi è lo Stadio Flaminio. Nonostante la pioggia, l’evento richiamò oltre 32.000 spettatori (tutto esaurito insomma).
Il regime fascista intuì le potenzialità della radio e del calcio come strumenti di propaganda e colse l’occasione per sperimentare un mezzo nuovo come la radiocronaca, in vista delle Olimpiadi di Amsterdam previste per l’estate. L’EIAR affidò il compito al giovane cronista Giuseppe Sabelli Fioretti, all’epoca capo della redazione romana della Gazzetta dello Sport. Sabelli Fioretti, padre dello scrittorie Claudio Sabelli Fioretti, fino ad allora si era occupato principalmente di sci, atletica e ciclismo, ma accettò l’incarico con entusiasmo.

Ottenne 100 lire per il lavoro, svolto in una cabina improvvisata sul gradino più alto della tribuna coperta dello stadio, con un microfono su un trespolo. Le emozioni furono tante, come i gol segnati, sette in totale. Al doppio vantaggio iniziale per l’Ungheria, con le reti di Kohut e Hirzer risposero gli azzurri con doppietta di Conti e rete di Rossetti. La vittoria andò all’Italia grazie alla rete di Julio Libonatti.
La trasmissione fu un successo immediato che mandò in estasi gli abbonati all’EIAR (circa 40.000 in tutta la nazione) che sborsavano 75 lire per godersi i programmi della radio. La trasmissione fu un anche un piccolo miracolo tecnico reso possibile grazie alla costruzione di una linea telefonica di oltre due chilometri che collegava lo stadio con lo studio dell’EIAR, utilizzando linee aeree appositamente costruite.