Ebbe inizio il 17 aprile 1989 la storia di un programma che diventò a lungo andare non solo uno dei più longevi della TV italiana, ma anche un vero e proprio cult: stiamo parlando di Blob – Di Tutto Di Più o semplicemente Blob, che da 36 anni va in onda alle 20:oo su Rai3 proponendo i suoi caotici collage di quello che la televisione del nostro Paese ci propone ogni giorno. Ma perché è stato chiamato in questo modo?
Tutto inizia alla fine degli anni ’80, quando Rai3, sotto la guida di Angelo Guglielmi, decide di sperimentare: la rete ha già Schegge, una rubrica composta da montaggi d’archivio, per tappare i buchi di palinsesto; ma si avverte l’esigenza di qualcosa di più provocatorio, di un mosaico di frammenti che mostri il meglio e soprattutto il peggio di ciò che gli italiani guardano ogni giorno. Di lì a poco si aggiungono al nuovo progetto Enrico Ghezzi e Marco Giusti, due critici cinematografici mossi da un amore sfrenato per il caos creativo. Non è chiaro chi abbia avuto per primo l’idea di questo programma: Guglielmi dice che suo figlio gli suggerì di fare un “mattinale” dei TG, Ghezzi parla di un’evoluzione naturale delle sue Schegge, e Giusti sostiene di aver pensato a Blob come uno spazio per sbeffeggiare la TV peggiore della settimana.

Riguardo al nome, viene chiamato in causa un cult del cinema horror: The Blob – Fluido mortale, un film del 1958 in cui una massa vischiosa e aliena divora tutto ciò che incontra. Per Guglielmi quel blob è la televisione italiana: un sistema gelatinoso che soffoca la cultura ma, se guardato con ironia, diventa uno specchio esilarante delle nostre follie. È proprio così che Blob diventa un montaggio quotidiano di spezzoni TV – dai TG alle soap, dai talk show ai reality – mescolati con filmati amatoriali, clip dal web e persino cartoni satirici firmati dal geniale Mario Verger. Il tutto è condito da titoli in sovraimpressione, spesso così ironici da strappare una risata prima ancora di capire cosa si sta guardando.
Ogni sera, alle 20:00 o giù di lì, Blob è un appuntamento fisso, da 15 a 30 minuti di pura anarchia televisiva. Gli autori (tra cui Susanna Vallorani, Paolo Luciani e Fabio Masi) frugano tra le trasmissioni del giorno prima e pescano frammenti, li rallentano, li accelerano, aggiungono una musica da film o un dialogo rubato a un vecchio sceneggiato: il risultato è una satira feroce che smaschera l’assurdità della TV e della realtà. Politici come Silvio Berlusconi o Giulio Andreotti diventano star ricorrenti, ma c’è spazio per tutti: da Ambra Angiolini a Matteo Renzi, nessuno sfugge all’occhio beffardo di Blob.
In oltre trent’anni, Blob ha sfornato migliaia di puntate, alcune dedicate a eventi speciali – come il G8 di Genova o la morte di personaggi particolarmente illustri – e altre che, a Capodanno, condensano un anno intero in un tripudio di immagini satiriche. È un programma che non invecchia, perché la TV, con tutte le sue gaffe, i suoi eccessi e le sue contraddizioni, non smette mai di offrire materiale.