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Home » Cultura » Chi era Margaret Mitchell, la “madre” di Rossella O’Hara

Chi era Margaret Mitchell, la “madre” di Rossella O’Hara

Il 3 maggio 1937 Margaret Mitchell vinse il Premio Pulitzer per il suo romanzo "Via col vento", pubblicato l'anno prima. Ecco la sua storia.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene3 Maggio 2025
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La scrittrice Margaret Mitchell
La scrittrice Margaret Mitchell (fonte: Bookbankpiacenza.com)
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Il 3 maggio 1937, in un’epoca in cui le donne lottavano per farsi ascoltare e rispettare, il premio più prestigioso della letteratura mondiale venne assegnato alla scrittrice di Atlanta Margaret Mitchell: l’opera che le valse la vittoria è Via col vento, un romanzo entrato di diritto nell’Olimpo dei grandi classici grazie anche alla sua straordinaria protagonista, Rossella O’Hara, un concentrato di forza, passione e ribellione. Impariamo allora a conoscere la storia della sua creatrice, che grazie a questo libro ha lasciato dietro di sé un’eredità indistruttibile.

Margaret Munnerlyn Mitchell nacque l’8 novembre 1900 in una Atlanta ancora segnata dalle cicatrici della Guerra di Secessione americana; suo padre Eugene era un avvocato assai rispettato, mentre sua madre May Belle era una suffragetta e le insegnò il valore dell’indipendenza. Cresciuta in una famiglia benestante, Margaret assimilò nel corso dell’infanzia i racconti dei veterani confederati e le memorie di un Sud perduto, che accesero la sua immaginazione. Perse il fratello Russell in tenera età, ma trovò nel fratello maggiore Alexander un compagno di avventure. Entrata a 14 anni al Washington Seminar, mostrò un talento precoce per la scrittura, componendo racconti e poesie; ma la perdita della madre, avvenuta mentre studiava medicina allo Smith College, la riportò ad Atlanta, segnando una svolta nella sua vita.

Negli anni ’20 Margaret era una giovane donna audace in una società interessata solo a donne remissive e silenziose. Il suo primo matrimonio con Berrien Kinnard Upshaw, nel 1922, fu un errore: l’unione naufragò rapidamente, lasciandola ferita ma determinata. Fu allora che trovò la sua voce come giornalista per l’Atlanta Journal Sunday Magazine, dove intervistò persino Rodolfo Valentino catturando l’attenzione con il suo stile vivace. Nel 1926 il secondo matrimonio con John Marsh, un agente pubblicitario, le diede finalmente un po’ di stabilità. Abbandonò così il giornalismo e si immerse in un progetto ambizioso: un romanzo che raccontasse il Sud, la guerra e la rinascita. Nacque così Via col vento, scritto in quasi dieci anni di dedizione tra pile di appunti e revisioni.

Clark Gable e Vivien Leigh in una scena di "Via col vento" di Victor Fleming, del 1939
Clark Gable e Vivien Leigh in una scena di “Via col vento” di Victor Fleming, del 1939 (fonte: Metro-Goldwin-Mayer Pictures/Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images)

Pubblicato nel 1936, Via col vento – il cui titolo era ispirato a una poesia di Ernest Dowson ed evocava la nostalgia di un’epoca svanita – fu una tempesta che investì il mondo della letteratura: in un mese vendette 180.000 copie, diventando un fenomeno. La storia di Rossella O’Hara, donna indomabile che sfida convenzioni e avversità, conquistò il mondo. Nel 1937 Mitchell vinse il Premio Pulitzer, e l’anno dopo fu candidata al Nobel. Hollywood non poteva ignorarla: il produttore David O. Selznick trasformò il romanzo in un kolossal diretto da Victor Fleming. Nonostante le resistenze di Mitchell, che non volle partecipare alla realizzazione della sceneggiatura né alla scelta del cast, il film del 1939 con Vivien Leigh e Clark Gable ottenne 8 premi Oscar ed entrò nella leggenda.

Ma il successo non cambiò Margaret: schiva e riservata come sempre, rifiutò di cavalcare la fama, proteggendo la sua privacy. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale non restò a guardare: si unì alla Croce Rossa, diventando istruttrice di primo soccorso e creando una sala ricreativa per i soldati ad Atlanta. Il suo impegno rifletteva il carattere di Rossella: pratico, determinato, mai arrendevole. Dopo la guerra la Mitchell tornò a casa con l’intenzione di scrivere ancora, ma il destino aveva altri piani: la sera dell’11 agosto 1949, mentre attraversava un incrocio ad Atlanta, fu investita da un tassista fuori servizio; dopo cinque giorni di coma morì a soli 48 anni, lasciando un vuoto incolmabile.

Prima di morire, Mitchell dispose che i suoi scritti fossero distrutti, quasi a voler proteggere il mistero della sua creatività: per questa ragione, per i decenni successivi Via col vento fu considerato la sua unica opera. Ma nel 1995 un manoscritto inedito emerse come un tesoro: Lost Laysen, un racconto scritto a 16 anni per un amico d’infanzia, Henry Love Angel. Pubblicato come L’Isola in fondo al mare, rivelò una Mitchell già maestra nel tessere storie d’amore e avventura, con lo stesso fuoco che avrebbe animato Rossella. Questo ritrovamento dimostrò che il suo talento era sbocciato presto, ben prima del capolavoro che la rese immortale.

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