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Home » Attualità » Un uomo si è fatto mordere da 200 serpenti e ora c’è un nuovo antidoto: “Non imitatemi”

Un uomo si è fatto mordere da 200 serpenti e ora c’è un nuovo antidoto: “Non imitatemi”

Il nuovo antidoto protegge contro i veleni di 13 delle 19 specie più pericolose, incluse mamba e cobra: ecco la storia di Tim Friede.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino4 Maggio 2025
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la testa di un serpente
la testa di un serpente (fonte: Unsplash)
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Un uomo si è fatto mordere volontariamente da oltre 200 serpenti per salvare vite. Tim Friede, ex meccanico del Wisconsin, ha trasformato il proprio corpo in un laboratorio vivente. La sua missione? Rendere possibile un antidoto universale, capace di neutralizzare i veleni delle specie più letali. Dopo 18 anni di esperimenti estremi e rischi mortali, la sua resistenza immunitaria straordinaria ha aperto la strada a una terapia mai vista prima.

Friede ha iniziato per proteggersi durante l’interazione con i serpenti, ma l’obiettivo si è presto trasformato con l’intendo di offrire un futuro ai 140.000 morti annui da morsi di serpente e alle centinaia di migliaia che ogni anno perdono arti o subiscono danni permanenti. Attratto da scorpioni, ragni e rettili sin da giovane, ha documentato online i suoi esperimenti. È arrivato a spingersi oltre il limite, fino al coma dopo due morsi di cobra in rapida successione, e persino all’amputazione parziale di un dito. Eppure non si è fermato, ha continuato a collezionare veleni nel frigorifero di casa e a offrire il suo corpo alla scienza.

Un serpente giallo
Un serpente giallo (fonte: Unsplash)

Il punto di svolta è arrivato quando il biologo Jacob Glanville, fondatore della biotech Centivax, lo ha contattato chiedendogli di poter analizzare il suo sangue. Quel sangue, sottoposto a studio con approvazione etica, ha rivelato qualcosa di unico: anticorpi capaci di riconoscere non le parti variabili dei veleni, ma quelle comuni a intere classi di tossine, come i neurotossici degli elapidi (cobra, mamba, taipan, kraits). A differenza degli antiveleni attuali, il cocktail sviluppato con i suoi anticorpi ha dimostrato una protezione senza precedenti.

Nel dettaglio, i ricercatori di Centivax e della Columbia University hanno isolato due anticorpi capaci di neutralizzare ampie classi di neurotossine. Integrandoli con un farmaco che agisce su una terza classe tossica, hanno creato un prototipo di antiveneno. Nei test su topi, questo ha garantito la sopravvivenza contro 13 delle 19 specie elapidi più letali al mondo. Per le altre sei, ha offerto una protezione parziale.

Gli esperti definiscono il risultato “senza precedenti”. Mai un singolo antiveneno aveva coperto una gamma così vasta. Ancora più straordinario, il fatto che gli anticorpi siano umani, quindi potenzialmente più sicuri rispetto a quelli derivati da cavalli, che oggi possono causare reazioni avverse.

Ma il cammino è appena iniziato. Ci vorranno almeno 10-15 anni per arrivare a una copertura efficace di tutte le classi tossiche note. Oggi Friede lavora con Centivax e continua a fornire campioni di sangue per raffinare ulteriormente la terapia. Nonostante l’entusiasmo, lancia un monito chiaro: “Non seguite il mio esempio. Quello che ho fatto è stato rischioso, doloroso e pericoloso. Ma se può salvare vite, ne è valsa la pena“.

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