Passengers, film del 2016, finisce con Jim (Chris Pratt) e Aurora (Jennifer Lawrence) che decidono di passare insieme gli anni rimanenti della loro vita sulla nave spaziale Avalon, sapendo che non vedranno mai la destinazione finale del viaggio. In un breve epilogo, con un salto temporale in avanti di 88 anni, vediamo l’equipaggio e il resto dei passeggeri risvegliarsi dallo stato di ibernazione in cui erano stati posti per poter partecipare al viaggio; la nave è finalmente giunta a destinazione, e la voce fuori campo di Aurora recita alcune parole tratte dal suo diario, con cui la donna, ormai morta, saluta i passeggeri, ricordando che molto spesso, ciò che conta in un viaggio non è la meta, ma il viaggio stesso. Sullo schermo, nel frattempo, scorrono le immagini del piccolo ecosistema vegetale e animale sviluppato da Jim e Aurora a bordo della nave, negli anni del viaggio.
Jim, di professione meccanico, è a bordo della nave spaziale da crociera Avalon, diretta sul pianeta Homestead II, per un viaggio la cui durata prevista è 120 anni; per questa ragione, passeggeri ed equipaggio sono stati posti in stato d’ibernazione, e verranno risvegliati solo al termine del percorso. A causa di un malfunzionamento, però, la capsula d’ibernazione di Jim si guasta, e l’uomo si risveglia, su una nave del tutto deserta, dopo soli 30 anni di viaggio. I tentativi di adattamento alla vita solitaria non portano buoni frutti così Jim, a poco più di un anno dal risveglio, spinto dalla solitudine e dal desiderio ineluttabile di avere compagnia, decide di forzare la capsula di Aurora, un’avvenente giornalista che ha scelto di trasferirsi su Homestead II per poter scrivere un libro sulle civiltà dello spazio; la donna si risveglia, e dopo l’iniziale disorientamento, si adatta in breve tempo alla semplice routine della nave; non solo, nel giro di qualche tempoi rapporti, inizialmente freddi con Jim si fanno sempre più stretti, fino a sfociare in amicizia prima e amore poi.
Con il passare dei mesi, tuttavia, i guasti alla componentistica della nave si fanno sempre più frequenti e sempre più gravi: corruzioni multiple di sistema, ad esempio, causano il malfunzionamento di una terza capsula, quella di Gus, un membro dell’equipaggio che, pochi giorni dopo essersi svegliato, muore a causa di gravissime lesioni interne causate dai problemi nella capsula. Prima di esalare l’ultimo respiro, però, Gus fornisce a Jim e Aurora le autorizzazioni necessarie per compiere modifiche al software della nave e quindi ripararla una volta per tutte. I due analizzano con cura i sistemi e trovano un buco nella zona del reattore d’energia; il sistema di raffreddamento, infatti, non è più in grado di assolvere al suo compito, e il conseguente surriscaldamento dei sistemi ha causato una serie di problemi a cascata, fino ad arrivare alle capsule difettose. Un problema che, se non affrontato, porterà all’esplosione del velivolo.
Dopo un primo tentativo fallito di raffreddamento del reattore tramite i comandi remoti, Jim capisce che a causare il problema è in realtà un portellone difettoso il quale, non aprendosi come dovrebbe, non permette il corretto deflusso dell’energia. Mettendo a repentaglio la propria incolumità, Jim decide di tenere aperto egli stesso il portellone, mentre Aurora, simultaneamente, opera i comandi di raffreddamento. Durante l’operazione, a causa della forza sprigionata, Jim viene spinto all’esterno della navicella, nello spazio aperto, senza cavo di ancoraggio; Aurora decide di correre a salvarlo, ma arriva troppo tardi: l’ossigeno contenuto all’interno della tuta di Jim è esaurito, l’uomo ha perso conoscenza, ed è morto, almeno apparentemente.
Aurora decide quindi, dopo averlo riportato a bordo, di inserire Jim all’interno di una capsula medica speciale, l’AutoDoc, in grado di diagnosticare e curare qualsiasi tipo di malattia. Sfruttando i permessi operativi donati da Gus, Aurora utilizza il sistema Autodoc per riportare Jim in vita; va detto che, poco prima del risveglio di Gus, Aurora era venuta a sapere di essere uscita dall’ibernazione non per un guasto, ma per scelta di Jim: la notizia all’inizio aveva sconvolto la donna che poi, però, aveva perdonato Jim, certa di non essere in grado di trascorrere un’intera vita su una navicella deserta, da sola. Una volta risvegliatosi, Jim mostra ad Aurora, all’interno dell’AutoDoc, una funzione simile a quella delle capsule d’ibernazione, e le offre di attivarla, per permetterle così di trascorrere addormentata i decenni rimanenti del viaggio. Aurora rifiuta la proposta e i due vivono felici e contenti, fino alla loro morte naturale, che nel film non viene mostrata. Il film, prima dell’epilogo ambientato 88 anni più tardi, si conclude con Aurora e Jim abbracciati nella piscina della nave.