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Home » Cultura » Storia » Chi era Maria Montessori, la donna che rivoluzionò l’educazione

Chi era Maria Montessori, la donna che rivoluzionò l’educazione

Moriva il 6 maggio di 73 anni fa Maria Montessori, il cui metodo educativo "fece scuola" in Italia e nel resto del mondo.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene6 Maggio 2025
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Maria Montessori
Maria Montessori (fonte: Rai Cultura)
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Medico, pedagogista, terza donna in Italia a laurearsi in medicina: Maria Montessori era questo ma anche una visionaria, una pioniera che ha cambiato il modo in cui il mondo guarda ai più piccoli e al loro potenziale. Il suo metodo educativo, adottato oggi in oltre 22.000 scuole in tutto il mondo, ha posto i bambini al centro, riconoscendoli come esseri completi e capaci di apprendere con libertà e creatività. Al 73esimo anniversario della sua morte, vediamo insieme chi era davvero Maria Montessori e come è riuscita a lasciare un’impronta così profonda nel mondo della pedagogia.

Maria nacque il 31 agosto 1870 in una famiglia colta e sensibile alle idee di unità nazionale; suo padre Alessandro era un funzionario pubblico, mentre la madre Renilde Stoppani, una donna istruita e appassionata di lettura, fu per Maria un faro di ispirazione. La casa natale a Chiaravalle, oggi un museo, racconta di una bambina vivace, che fin da piccola mostrava un’indole curiosa e indipendente. Nipote dell’abate Antonio Stoppani, autore de Il Bel Paese, Maria crebbe in un ambiente che valorizzava la conoscenza e il progresso.

Trasferitasi con la famiglia prima a Firenze e poi a Roma, Maria affrontò gli studi con determinazione nonostante le difficoltà iniziali, come una lunga rosolia che rallentò il suo percorso scolastico. A 11 anni le si accese la passione per lo studio, specialmente per le scienze: a dispetto delle convenzioni dell’epoca, che vedevano le donne confinate a ruoli tradizionali, Maria scelse di inseguire il sogno di diventare medico. Nel 1896 si laureò in medicina all’Università La Sapienza di Roma, diventando la terza donna in Italia a raggiungere questo traguardo. Non fu un percorso facile: in un mondo accademico dominato dagli uomini, dovette affrontare pregiudizi e restrizioni, come studiare anatomia di notte per evitare scandali. Sostenuta dalla madre e da figure come il ministro Baccelli e persino papa Leone XIII, Maria si specializzò in neuropsichiatria, dedicandosi ai bambini con problemi psichici, allora definiti “anormali”.

Fu proprio lavorando con questi bambini, presso la clinica psichiatrica di Roma, che Maria scoprì il potenziale nascosto in ogni individuo: studiando le teorie di Jean Marc Itard ed Édouard Séguin, si convinse che un’educazione adeguata potesse trasformare la vita di una persona. Questo fu il seme del suo metodo: non solo istruire, ma liberare le energie creative dei bambini attraverso un ambiente pensato per loro. Nel 1907 Maria fondò la prima Casa dei Bambini, nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma. Non era una scuola tradizionale, ma un luogo dove i figli degli operai potevano crescere in un ambiente costruito su misura per loro, con mobili proporzionati e materiali didattici innovativi; qui Maria osservò che i bambini, se lasciati liberi di scegliere le loro attività, mostravano concentrazione, creatività e disciplina.

La banconota da 1000 lire raffigurante Maria Montessori
La banconota da 1000 lire raffigurante Maria Montessori (fonte: Cartamoneta)

Il metodo Montessori si basava su un principio rivoluzionario: il bambino non è un contenitore da riempire, ma un “embrione spirituale” con una “mente assorbente”, capace di apprendere spontaneamente se guidato con rispetto. La Casa dei Bambini divenne un successo internazionale: nel 1913, quando Maria arrivò negli Stati Uniti, il New York Tribune la definì “la donna più interessante d’Europa“; il suo metodo si diffuse in Europa, Asia e America, dando vita al movimento montessoriano. Nel 1924 nacque l’Opera Nazionale Montessori, e nel 1929 l’Associazione Montessori Internazionale, con il sostegno di figure come Sigmund Freud e Jean Piaget.

Maria Montessori non fu solo un’educatrice, ma anche una femminista ante litteram: nel 1896 partecipò al Congresso Femminile di Berlino, difendendo la parità salariale, e nel 1906 lanciò un appello per il suffragio femminile, ispirando le donne di Ancona a ottenere la tessera elettorale. La sua vita privata, però, fu segnata da sacrifici: dalla relazione segreta con il collega Giuseppe Montesano nacque un figlio, Mario, che Maria affidò a una famiglia per proteggerlo dallo stigma sociale; solo anni dopo lo riconobbe, e Mario divenne il suo più grande collaboratore.

Durante il fascismo, Maria visse momenti di tensione. Inizialmente appoggiata dal regime, si scontrò con le imposizioni autoritarie e nel 1934 fu costretta a lasciare l’Italia. Viaggiò in India, dove fu internata durante la Seconda Guerra Mondiale, ma continuò a diffondere il suo metodo. Tornata in Europa nel 1946, morì il 6 maggio del 1952 a Noordwijk, nei Paesi Bassi, lasciando un’eredità incisa sulla sua tomba: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.”

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