Nel tardo pomeriggio dell’8 maggio una fumata bianca ha annunciato l’elezione del successore di Francesco I. Circa cinquanta minuti dopo, ha fatto la sua prima apparizione al balcone della loggia Robert Francis Prevost, salito al soglio pontificio con il nome di Leone XIV e destinato a portare su di sé l’aspettativa di un evento eccezionale. Si tratta, infatti, del primo pontefice americano, nato a Chicago e figlio di immigrati provenienti dall’Europa.

Una presenza, la sua, che sembra aver stupito il mondo ma, forse, non gli appassionati di cinema. Ad anticipare questo evento, infatti, è stato niente meno che il regista Paolo Sorrentino. Nel 2016 scrive e dirige quello che ancora oggi viene considerato come un capolavoro per la sua struttura narrativa e le scelte estetiche: si tratta di The Young Pope, sere tv andata in onda su Sky. Tutta la vicenda gira intorno alla figura di Lenny Belardo, un giovane cardinale americano con il volto di Jude Law che diventa papa con il nome di Pio XIII. Grazie a questo personaggio ambiguo e al mondo che lo circonda, dunque, la serie esplora temi come il potere, la fede e la solitudine all’interno del Vaticano, tanto temuta da Papa Francesco I.
Ma come è nata l’idea innovativa, almeno per allora, di scegliere un papa americano e, oltretutto, anche molto giovane? Sorrentino ha dichiarato di aver fatto questa scelta perché non c’era mai stato un pontefice del genere, volendo rappresentare una figura lontano dai tradizionali giochi di potere vaticani. La sua visione narrativa, però, si è rivelata sorprendentemente profetica, anticipando di quasi un decennio l’elezione di un papa proveniente dagli Stati Uniti.